Erf, premio alla carriera alla lughese Daniela Pini

Sarà la mezzosoprano Daniela Pini, cantante romagnola di fama internazionale, a ricevere quest’anno il premio alla carriera di Emilia Romagna Festival. Grazie alle sue doti vocali Daniela Pini ha alle spalle collaborazioni eccellenti con i più grandi registi e direttori d’orchestra e vanta importanti esibizioni nelle maggiori sedi concertistiche, in ogni parte del mondo.

A fare da cornice alla cerimonia di premiazione, questa sera alle 21, sarà lo storico Palazzo Fantini di Tredozio . Il premio, giunto quest’anno alla XII edizione, sarà consegnato dal direttore artistico di Emilia Romagna Festival, Massimo Mercelli, che dopo la consegna, dialogherà con la cantante originaria di Lugo. A seguire, un concerto di Daniela Pini accompagnata al pianoforte di Davide Cavalli.

Con la passione e la capacità che da sempre la contraddistinguono Daniela Pini metterà a disposizione la sua estensione da mezzosoprano per La Cenerentola di Rossini, La favorita di Donizetti e Les chemins de l’amour di Poulenc, ma anche per autori napoletani del Novecento.

«Ho scelto un programma misto – esordisce la mezzosporano – che mi identifichi. Sarà un recital che abbraccia la lirica per poi estendersi fino alla musica da camera. Nel tempo ho spaziato su tanti generi e mi fa piacere portare al pubblico anche arie meno conosciute. La musica bella è tanta e non tutta viene sempre valorizzata, quando è possibile mi piace sperimentare».

Cosa rappresenta per lei questo premio?

«Per me è un grandissimo riconoscimento . Sono molto emozionata. È un premio totalmente inaspettato e sono felice che arrivi quando ancora la mia carriera è in corso. Di solito questo tipo di riconoscimento lo si riceve a carriera conclusa».

Com’è nata la sua passione per il canto?

«È nata quando ero molto piccola. Ricordo che quando avevo 3 o 4 anni passavo pomeriggi interi a cantare. È una passione che ho sempre coltivato pur avendo intrapreso parallelamente anche studi diversi».

I giovani oggi sono vicini alla lirica o è un mondo completamente lontano da loro?

«Vedo un nuovo interesse da parte dei giovani ad approcciarsi alla lirica e noto che soprattutto i bambini sono molto curiosi e aperti nei confronti di questo genere. Consideriamo poi che in un’opera intera ci sono, sì le arie che la compongono, ma anche le scene e i costumi, c’è tutto un mondo dietro di cui le nuove generazioni spesso subiscono il fascino».

Ha lavorato al fianco di molti registi importanti, c’è qualcuno in particolare che le ha lasciato un segno?

«Ogni regista o direttore lascia un segno, anche perché si lavora in modo approfondito per lunghi periodi di tempo. Posso dire di aver vissuto esperienze straordinarie con Dario Fo, Gabriele Lavia, Lina Wertmuller. Ma anche tanti altri registi sono stati meravigliosi, tutti mi hanno aperto un mondo».

Per quel che riguarda invece i direttori d’orchestra, ha lavorato con nomi quali Muti, Abbado e Temirkanov, chi le ha regalato il ricordo più bello?

«Sembrerà banale rispondere Riccardo Muti, ma con lui ho vissuto anche il momento più emozionante della mia carriera al Musikverein di Vienna. Poi ci sono stati tanti altri direttori eccezionali, persone che dedicano la vita alla musica per emozionare il pubblico».

Il bel canto è ancora riconosciuto e apprezzato all’estero?

«Il canto italiano è ancora molto apprezzato e molto seguito. Il 70-80% di opere eseguite all’estero sono italiane, e sono rappresentate in lingua italiana a parte qualche rara sperimentazione di traduzione».

La sua duttilità vocale le permette di spaziare dalla musica barocca a quella contemporanea, c’è però un autore che predilige ?

«Quando questa domanda mi è stata rivolta in passato ho sempre risposto con il nome di un autore che poteva variare nel tempo, ma dopo tante cose fatte, mi accorgo di amare la musica nel suo insieme, mi piace approfondirla tutta, senza particolari preferenze. Ci sono repertori più divertenti o più introspettivi, semplicemente devo farmi voce e interprete dell’autore, mettermi a sua disposizione».

Nonostante il lavoro la porti in ogni parte del mondo, resta sempre legata alla sua Romagna?

«Sono molto legata alla Romagna, è sempre stata e sarà sempre il mio punto di partenza e il mio punto di arrivo. Posso dire che la solarità e l’allegria romagnole mi hanno sempre accompagnata in tutto il mondo anche in città lontane con culture diverse dalla nostra come per esempio Tokyo. Sono fiera di essere romagnola».

Adesso cosa la aspetta?

«Ci sono tanti concerti molto belli in programma, con i Solisti Veneti, i Cameristi della Scala di Milano, appuntamenti nazionali e internazionali».

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