Epilogo del Camino de la Plata

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Lunedì mattina si è concluso ufficialmente il nostro camino de la Plata. Domenica pomeriggio non era stato possibile ritirare la Compostela; ci siamo recati all’Ufficio del Pellegrino dopo  una visita alla Cattedrale, attualmente sottoposta ad imponenti lavori di manutenzione, per il consueto percorso che permette pochi attimi di raccoglimento per il notevole flusso di pellegrini e per l’abbraccio all’immagine Apostolo Giacomo; grande delusione perché per disposizioni organizzative non si consegnano più di 1000 Compostele al giorno e noi eravamo fuori dal numero consentito. Quindi lunedì mattina levataccia alla 6 per essere tra i primi a ricevere la Compostela al momento dell’apertura degli uffici. Tutto ciò non è stato piacevole e ci ha fatto riflettere su come il Cammino soprattutto quello francese sia cambiato in questi ultimi anni, assumendo aspetti turistici e commerciali che vanno ben oltre i connotati religiosi e spirituali che dovrebbero contraddistinguere questo percorso. C’è veramente il rischio che il tutto possa sfuggire di mano e far perdere di conseguenza l’essenza di questo Cammino che resta uno degli itinerari religioso-spirituali più importanti al mondo.  E’ finito il Camino; un cammino diverso dagli altri, duro, selvaggio, solitario, faticoso all’inverosimile; 1000 chilometri guadagnati con tenacia, fatica, volontà, pedalata dopo pedalata, metro dopo metro, chilometro dopo chilometro. Siamo partiti con tanti dubbi sulle nostre possibilità di portarlo a termine, oggi siamo qui fieri di essere arrivati alla meta con la consapevolezza  di aver vissuto una esperienza unica e irripetibile. Dalle assolate e aride pianure dell’Andalusia e dell’Estremadura con temperature che sfioravano i 40 gradi, alle aspre  montagne della Sanabria, alle ondulazioni della Galizia le nostre biciclette hanno percorso questa antica via costruita dai Romani, senza mai abbandonarci da un punto di vista meccanico e permettendoci  la realizzazione di questo sogno che  per un uomo di quasi 70 anni non è roba da poco. Il Camino è finito con tutte le nostalgie che ti lascia un Camino quando finisce perché troppo alta è l’intensità con cui si vive; diventa parte del tuo corpo e della tua mente. E’ finito anche questo quarto Santiago; ma non è finito il Camino, perché il Camino è il percorso della vita fatta di sacrifici, di volontà, di abnegazione, di tenacia, di buoni sentimenti, di affetti, di aiuto reciproco, di solidarietà. Al di là dei 1000 chilometri percorsi io torno a casa per percorrere personalmente e professionalmente quanto questo Camino mi ha insegnato: se vuoi, se hai tenacia, se sai soffrire, se hai la consapevolezza delle tue capacità ma anche dei tuoi limiti, puoi andare molto lontano anche oltre 1000 chilometri. Un ringraziamento a Barbara tenace, volitiva, capace di pedalare con la mente e con il cuore quando le gambe non bastano più, sempre presente con cui ho condiviso la fatica, i dubbi, le paure ma anche la grande gioia del Camino. Grazie ad Aldo e Denis che come ho scritto all’inizio di questa storia sono stati i veri  nostri angeli custodi e che ci hanno amorevolmente seguiti passo per passo, puntuali ed efficienti nel momento del bisogno, sempre pronti ad incoraggiarci.  Grazie anche ai miei fratelli per essermi stati vicini con la discrezione che è loro consueta. Grazie anche a quanti ci hanno sostenuto lungo le strade di Spagna con un sorriso, con un Buen Camino, con un Buon Viaggio; sembra poco ma per noi ha rappresentato tantissimo; uno sprone in più per proseguire!  Un ringraziamento di cuore anche al Corriere di Romagna che mi ha dato la possibilità di raccontare questo particolare viaggio. Spero sia stato interessante e di gradimento per quanti ci hanno seguiti. Allora ancora Buen Camino! Ultreia!

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