Endometriosi, malattia e fonte di grave stress psicologico

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Si tratta di una malattia dolorosa, talvolta subdola, difficile da riconoscere che costringe molte donne a una serie di visite e controlli prima di individuarla, con un conseguente aumento di stress sul versante psicologico: si chiama endometriosi, una patologia che colpisce all’incirca il 10-15% delle donne in età fertile in Italia: «L’endometriosi è una patologia dovuta alla presenza di endometrio (la mucosa che riveste internamente la cavità uterina) fuori dalla cavità uterina – spiega il dottor Luca Savelli, Direttore U.O. di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale “Morgagni – Pierantoni” di Forlì -. I siti di impianto più comuni sono le ovaie, le tube, l’intestino, la vescica, gli ureteri, i legamenti utero-sacrali e in generale il peritoneo (la membrana che riveste i visceri addominale e pelvici e la parete dell’addome)». L’endometrio può riversarsi anche in altre zone del corpo: «In rari casi – continua l’esperto – la patologia può coinvolgere persino i polmoni e i nervi. Gli stadi di gravità vanno dal I al IV e le forme gravi si attestano intorno al 5/6% dei casi».

L’endometriosi è una malattia che riguarda le donne in età fertile: «Colpisce le donne tra i 20 e i 40 anni. Esiste alla base una componente genetica e immunologica. Le parenti di primo grado di una donna affetta da endometriosi hanno, infatti, una possibilità più alta di soffrire un giorno della stessa malattia».

Anche lo stile di vita influenza lo sviluppo dell’endometriosi: «Sembrerebbe che un alto indice glicemico nella dieta alimentare ne favorisca la comparsa. Inoltre, le gravidanze rappresentano un fattore protettivo, quindi è maggiormente presente in chi non ha avuto figli». Al contempo, l’endometriosi può diventare una causa di infertilità: «Non tutte le donne che soffrono di endometriosi non possono avere figli, ma è vero che spesso la diagnosi viene spesso effettuata in seguito a una serie di ricerche riguardanti l’infertilitàe la sterilità».

I sintomi sono variabili e possono essere lievi fino a diventare invalidanti: «Quelli più comuni sono i disturbi mestruali, con ciclo abbondante, a volte emorragico e doloroso; dolore pelvico e addominale cronico che si presenta durante l’ovulazione, i rapporti sessuali e addirittura durante la minzione e la defecazione. I sintomi possono presentarsi tutti o alcuni con diversa intensità. Talvolta l’endometriosi è asintomatica».

Il ritardo nella diagnosi contribuisce a renderla una malattia complessa: «Il percorso diagnostico inizia con l’esame obiettivo e con una ecografia transvaginale (esame principe su cui si fonda la diagnostica ginecologica) effettuata da mani esperte. In alcuni casi, quando il sito è differente oppure quando l’ecografia transvaginale non è sufficientemente chiara, si ricorre alla TAC o alla risonanza magnetica». Spesso le pazienti arrivano ai controlli a causa del forte dolore addominale e pelvico: «È

importante rivolgersi a Centri diagnostici e terapeutici specializzati in cui siano presenti ginecologi formati e padroni sia della diagnostica che della terapia medica».

Nelle cure, negli ultimi anni, si sono fatti passi da giganti: «Oggi i trattamenti chirurgici sono molto efficaci, sempre meno invasivi e demolitivi. E sempre più spesso si ricorre alla terapia farmacologica con farmaci per os (somministrati per via orale) che sono dei composti ormonali che agiscono sia sulle lesioni che sui sintomi. Questi farmaci consentono di ripristinare una qualità della vita soddisfacente anche nelle situazioni più invalidanti e manifestano pochi effetti collaterali lievi. Alcuni sono compatibili anche con la gravidanza».

La patologia migliora nel periodo della menopausa: «In questa fase della vita, l’endometriosi regredisce in quanto l’assenza della produzione di estrogeni determina una riduzione dei sintomi e delle lesioni che evolvono in una sorta di cicatrici croniche, in quanto le cellule non proliferano più».

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