Emporio: treni nella notte, soggetto artistico

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C on la tela “Pioggia, vapore, velocità” dipinta nel 1844, il londinese Joseph Mallord William Turner anticipa gli impressionisti, principalmente Claude Monet, scegliendo il treno quale soggetto artistico. Una inquietante suggestione emotiva che coinvolge tutti i sensi si accompagna al passaggio del treno, suggestione che si amplifica con l’oscurità. «Il treno.. correva attraverso la campagna a grande velocità. Luci lontane brillavano qua e là. Gruppi di alberi spiccavano neri sul fondo grigio dei campi». Un passo da “Gli anni” del 1937, l’ultimo romanzo pubblicato da Virginia Woolf in vita, che descrive perfettamente il bellissimo disegno “Treno nella notte” eseguito a metà degli anni Venti da Emilio Filippini (Cattolica 1870-1938). Pier Giorgio Pasini, autore del volume “Emilio Filippini, pittore solitario”, pubblicato dalla Banca Popolare Valconca nel 1999, lo commenta: «Un soggetto moderno… trattato in maniera romantica, come una apparizione che colpisce i sensi e accende la fantasia come un dato di fatto magico».

Una suggestione che si rinnova nella tempera dedicata a “Un treno nella notte del mondo” immerso negli sbuffi di vapore da Aroldo Bonzagni (Cento 1887 – Milano 1918), ), artista di confine con la Romagna, allievo a Brera dal 1906, amico di Umberto Boccioni, tra i firmatari del Manifesto del Futurismo pubblicato a Parigi su “Le figaro” del 20 febbraio 1909 da Filippo Tommaso Marinetti il quale scrive: «Noi canteremo… le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi…”.

Bonzagni, talentuoso decoratore, pittore e grafico, espone a Milano fra i “rifiutati”, alla Biennale di Venezia e a Bergamo nel 1913 prima di recarsi a Buenos Aires in Argentina. Tornato in Italia conclude la sua breve vita stroncato dall’epidemia “spagnola”.

Il treno come soggetto artistico trionfa quindi con il Futurismo italiano che lo proclama simbolo della modernità e del dinamismo. Il pittore e scultore Roberto Marcello “Iras” Baldessari (Innsbruck 1894 – Roma 1965), dopo il rientro in Italia nel 1904, frequenta l’Accademia di Venezia, poi è a Firenze e a Roma. Con l’amico Fortunato Depero aderisce al Futurismo di seconda generazione nel 1916, l’anno del primo soggiorno a Lugo ospite del pittore Nino Pasi, il quale con Francesco Balilla Pratella mantiene attivo un cenacolo futurista frequentato dai principali artisti italiani delle diverse arti. Nello stesso anno Iras esegue il pastello “Treno alla stazione di Lugo” presente alla mostra “Baldessari e Depero a confronto” a cura di Maurizo Scudieri e Maurizio Vanni alla Fondazione Zoli di Forlì nel 2008.

Un altro protagonista importante del secondo Futurismo, l’autodidatta Mario Guido Dal Monte (Imola 1906-1990) dopo il debutto bolognese nel 1926, nel 1928 organizza la “Grande mostra d’arte futurista” a Imola dove espone 16 opere. Nello stesso anno è presente al Kursaal di Rimini ed è proprio del 1928 lo splendido “Treno notte” esposto nella mostra “Romagna futurista” curata da Beatrice Buscaroli Fabbri al Museo San Francesco di San Marino nel 2006.

Locomotori, treni in corsa, vagoni sono soggetti che ricorrono con frequenza anche nella pittura di Federico Moroni (Santarcangelo 1914-2000) dalla fine degli anni Quaranta ai primi Settanta, collocati nelle ambientazioni più disparate e surreali. Silvia Baldini e Orlando Piraccini, in occasione della retrospettiva “Federico Moroni pittore” a Santarcangelo alla fine del 2010, presentano il crepuscolare “Treno che va” dove c’è il ritorno all’infanzia dell’artista con la trasfigurazione dell’immagine vista con occhi di bambino, senza tuttavia alcun cedimento del realismo dell’età matura fatto di linee, intrecci, macchie e colori diluiti.

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