Emilia-Romagna regione virtuosa: a tavola non si butta via niente

Dei pasti a tavola non si butta via niente (o quasi). La Regione Emilia-Romagna è tra quelle più virtuose, in Italia, nel rigenerare gli avanzi. Più di un cittadino su due (il 54%), lo fa riadattando quelli rimasti dal pasto precedente. Gli sprechi alimentari, secondo una ricerca Waste Watcher, sono giudicati da 6 emiliano-romagnoli su 10 una vera e propria emergenza. Lo testimonia anche il fatto che il 53% non si accorge di avere in casa cibo scaduto: si tratta di un dato inferiore del 10% rispetto al dato nazionale.

Proprio questa sensibilità ha permesso di far nascere a Bologna uno spin off universitario diventato impresa sociale, Last Minute Market, la campagna pubblica di sensibilizzazione Spreco Zero e l’Osservatorio Waste Watcher, nato nel 2013 all’Università di Bologna per iniziativa dell’agroeconomista e accademico Andrea Segrè. La pandemia Covid ha inciso, e non poco, nella riduzione degli sprechi alimentari. Nel 2020 gli italiani hanno buttato via “solo” 27 kg di cibo a testa (529 grammi a settimana), l’11,78% in meno (3,6 kg) rispetto al 2019.

Vale 6 miliardi e 403 milioni € lo spreco alimentare domestico nazionale, e sfiora il costo di 10 miliardi di euro l’intera filiera dello spreco del cibo in Italia, sommando le perdite in campo e lo spreco nel commercio e distribuzione. Soprattutto, c’è una netta consapevolezza sull’importanza di investire qualche euro in più per la qualità: questo l’orientamento di 1 italiano su 3 (il 33% degli intervistati), mentre il 60% ha un atteggiamento pragmatico: si ricerca il miglior rapporto costo/qualità.

Pochissimi (meno del 5%) vanno sistematicamente in cerca del ribasso.

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