Elly Schlein: «UE ruolo guida nell’attuazione degli accordi di Parigi»

Cultura

FORLÌ. Il Festival del buon vivere organizza un incontro sul tema “La finanza etica per il buon vivere” il 26 settembre alle 19. Al centro, gli indirizzi europei in tema di ambiente e legalità. Vi partecipano Elly Schlein, già parlamentare europea, Giovanni Maria Mazzanti, dell’Osservatorio sulla Legalità, Alberto Conti, del Tavolo delle Associazioni Ambientaliste, e Fabio Faina di Banca Etica, che promuove l’appuntamento.

Schlein, l’Europa è vista spesso come “matrigna”, eppure in tema di ambiente può essere una formidabile alleata delle politiche territoriali per il “buon vivere”.
«Le politiche ambientali dell’UE hanno segnato traguardi importantissimi, ma c’è ancora molto da fare. Il Parlamento Europeo ha ottenuto in questi anni target vincolanti e sanzionabili per tutti i Paesi membri sul passaggio alle energie rinnovabili, sull’efficientamento energetico e sulla riduzione delle emissioni di CO2, così come abbiamo approvato un pacchetto molto ambizioso sull’economia circolare e approvato un piano per la progressiva eliminazione delle plastiche monouso. L’Unione dovrà avere un ruolo guida a livello globale nell’attuazione degli accordi sul clima di Parigi, soprattutto ora che importanti partner internazionali sembrano venire meno alle responsabilità che abbiamo verso le future generazioni. Inoltre i fondi europei sono sempre più vincolati all’attenzione sulla crisi climatica, incentivando il passaggio a modelli di produzione e consumo sostenibili. Del resto siamo un’Unione di 500 milioni di persone, e siamo anche tra i maggiori responsabili dell’emergenza climatica a causa dell’enorme quota procapite di energia consumata. Nelle classifiche veniamo dopo solo a Usa, Canada e alla Penisola Araba. Sui nostri territori c’è un impatto diretto di queste politiche europee, tramite i fondi europei per lo sviluppo regionale e il fondo Life+, ma anche tramite il lavoro delle Esco, che grazie ai fondi europei rimettono a nuovo dal punto di vista dell’efficienza energetica l’edilizia pubblica e le nostre case senza gravare sulle tasche dei cittadini e consentendo anzi un risparmio importante anche sulla bolletta».


Che cosa potrebbe fare ognuno di noi per migliorare l’ambiente in cui vive?
«Si possono fare molte cose, anzitutto avere più consapevolezza e sensibilizzare altri. Ad esempio finalmente sembra esserci più attenzione e preoccupazione per il problema dei danni della plastica in mare. Purtroppo ogni volta che abbandoniamo un rifiuto nell’ambiente, per decine e decine di anni questo rilascerà piccole particelle (sostanze chimiche e microplastiche) che contribuiranno all’alterazione dell’equilibrio dell’ecosistema. Quella che per noi può essere una distrazione di un attimo, per l’ambiente si rivela un peso che dovrà smaltire molto a lungo. E quando possiamo, diamo un contributo a ripulire la terra, la nostra casa, e a dare visibilità al problema, aderendo, ad esempio a iniziative come “Puliami il mondo” di Legambiente o a “Plastic radar” di Green Peace, come a quelle per la riforestazione piantando alberi. Sarà una sfida per tutti cambiare le proprie abitudini, ma sarà necessario perché le buone leggi non bastano. Bisogna fare più attenzione ai nostri consumi, a quali prodotti alimentari acquistiamo, le reti di mobilità sostenibile vanno rafforzate affinché diventi conveniente spostarsi con i mezzi pubblici anziché con l’auto. E poi, anche le piccole cose: fare bene la differenziata e preferire una borraccia, che ho iniziato a usare anch’io, piuttosto che comprare le classiche bottigliette di plastica».


Banca Etica ha deciso che il 27 mattina tutti gli sportelli saranno chiusi per partecipare allo sciopero globale per il clima indetto dai Fridays For Future insieme all’attivista Greta Thunberg.
«Un gran bel segnale che speriamo seguano anche altri».

I territori spesso non sanno cogliere tutte le opportunità che l’Unione Europea offre. Che cosa potrebbero fare di più e meglio?
«Ci vuole un investimento sulle competenze necessarie per scrivere progetti e partecipare ai bandi, e ci vuole uno sforzo delle amministrazioni nel diffondere consapevolezza sulle tante opportunità europee, dai fondi indiretti che passano dalla programmazione regionale a quelli diretti, che si conoscono ancora troppo poco, cui possono accedere anche direttamente piccole e medie imprese, associazioni, enti di ricerca. Altri Paesi hanno fatto questo investimento e sono oggi più efficienti nel trattenere i fondi europei e trasformarli in benefici per le comunità locali. L’Emilia-Romagna è una Regione a grande vocazione europea ed è virtuosa nell’utilizzo dei fondi. I territori possono creare sinergie ancora più forti se i Comuni limitrofi lavorano insieme, e cercare partenariati europei per accedere a nuovi progetti».

Ormai è noto che le mafie si infiltrano sui territori anche e soprattutto al Nord in maniera per così dire “pulita”, investendo e riciclando denaro. Come arginare questo fenomeno, e cosa può fare l’Europa per questo?
«Le mafie si muovono con disinvoltura attraverso i confini nazionali, facendo affari in molti Paesi europei e infiltrando l’economia legale, per questo è fondamentale sviluppare strumenti anche europei di contrasto al fenomeno, altrimenti rimarremo un passo indietro. Qualche passo avanti è stato fatto. In questi anni, durante i quali ho avuto l’onore di co-presiedere l’integruppo parlamentare per l’Integrità, la Trasparenza, la Corruzione e il crimine organizzato (Itco), l’Ue ha preso provvedimenti importanti come la quarta direttiva antiriciclaggio, che ad esempio prevede registri obbligatori dei beneficiari finali di tutte le aziende e dei trust (per evitare il fenomeno delle società fantasma). Abbiamo approvato il regolamento, vincolante per tutti gli Stati membri, che prevede il mutuo riconoscimento dei provvedimenti di confisca e sequestro dei beni ai mafiosi in tutto il territorio dell’UE. Alcuni Stati sono ancora indietro sul recepimento della direttiva sulla confisca dei beni, su questo bisogna continuare a insistere. La strada da percorrere è ancora lunga, ma il nostro Paese sta dando un grande contributo alla scrittura di nuove regole europee per il contrasto alla criminalità organizzata, essendo la nostra legislazione tra le più avanzate in materia, per ovvi motivi purtroppo. Il senso di essere un’Unione è anche questo; prendere buone pratiche sviluppate a livello nazionale e locale e renderle patrimonio di tutta l’UE».

Consideriamo spesso l’Emilia-Romagna una regione evoluta e sostanzialmente “sana”, eppure sappiamo che le mafie sono molto pericolose anche qui. In cosa abbiamo sbagliato?
«Le mafie seguono il denaro, non c’è da stupirsi di una loro presenza in un territorio ricco di opportunità come il nostro. Questa regione ha però dimostrato, a differenza di altre, di avere consapevolezza del fenomeno, di non negarne la presenza e di sapersi dotare di alcuni importanti strumenti regionali di contrasto. Le associazioni, come Libera e Mafie Sotto Casa, sono molto attive nell’utilissimo lavoro di mappatura del fenomeno e nel sensibilizzare tutti a partire dalla scuola: servono gli anticorpi giusti perché la battaglia contro le mafie è anche una battaglia culturale. In un clima di maggiore attenzione sarà più facile anche per autorità locali e per le amministrazioni combattere il fenomeno». https://settimanadelbuonvivere.it/

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