Elisabetta Sgarbi: "Io, i libri e la musica degli Extraliscio"

Da “sorella di” a regina degli editori italiani. Elisabetta Sgarbi si sta imponendo a livello non solo nazionale, novella Inge FeLtrinelli.

Signora Sgarbi, lei negli ultimi anni è diventata una delle figure di riferimento della cultura in Italia. Le sue iniziative in diversi campi non solo hanno successo, ma spesso tracciano una strada nuova. Come c’è riuscita e come sta vivendo tutto questo?

«Penso che a volte imboccare strade nuove e meno scontate possa rivelarsi insieme un rischio e una opportunità. Può andare male, ma può spalancare anche praterie su cui costruire davvero qualcosa di importante. È stato certamente così con La Nave di Teseo, lo è stato con La Milanesiana e lo è con gli Extraliscio. Nessuna di queste tre sfide era scontata: non la Nave di Teseo che tentava di farsi strada in un mercato editoriale dominato da grandi concentrazioni; non era scontato un festival letterario e cinematografico e musicale nell’estate milanese 22 anni fa; e non sono scontati gli Extraliscio che – pur straordinari musicisti e compositori – si portavano dietro il marchio del liscio che sembrava impedire un accesso ai piani alti della musica».

La sua creatura editoriale La Nave di Teseo, immaginata e partorita insieme a Umberto Eco, si sta dimostrando una casa editrice in grado di scovare nuovi autori, di fare scelte originali e di impatto. Sembra quasi che ogni nuovo libro degno di essere letto sia edito dalla Nave di Teseo. Come se lo spiega?

«Merito delle scelte che si fanno, degli autori e dei libri. E poi del lavoro di squadra, della dedizione degli uffici stampa di Nave di Teseo e di Baldini, dell’ufficio commerciale, della cura dello Studio Cerri nel disegnare le copertine. Insomma io non posso garantire che i libri vadano sempre bene, ma posso garantire che dietro questi libri c’è un grande lavoro».

Cosa le fa preferire un autore a un altro? E come si approccia alla scrittura lei stessa?

«Ogni autore è un mondo a sé. Valentino Bompiani diceva: non mi interessa tanto il libro ma mi interessa soprattutto l’autore. Mi piace vedere nel singolo libro la storia futura di un autore. Le potenzialità dei libri a venire».

Veniamo alla musica. Il successo recente degli Extraliscio si deve in buona parte a lei. Perché la band è nata in precedenza ma era rimasto un gruppo di nicchia. Lei invece li ha sdoganati con un disco e un film, li ha portati a Venezia e a Sanremo, e ne ha fatto un fenomeno nazionale. Secondo e Raoul Casadei non avrebbero saputo fare di meglio. Come ce l’ha fatta?

«Ce l’hanno fatta gli Extraliscio, che sono musicisti di grande livello e dei performer eccezionali. “È bello perdersi”, il loro nuovo album, è di una ricchezza eccezionale. “Bianca luce nera” che ha concorso a Sanremo è un pezzo bellissimo, con un testo molto letterario di Pacifico. E hanno un tour con moltissime date questa estate. Ho avuto fiducia in loro. Bastava questo, forse per dare il “la” alla loro corsa».

Il libro autobiografico di suo padre e il relativo film di Pupi Avati. Cosa hanno significato per lei l’uno e l’altro? Che lavoro hanno comportato, anche introspettivo?

«Nostalgia, dolore, orgoglio, gioia. Un misto di sensazioni. Il primo libro di mio padre, per me, che pure lo avevo spinto a scrivere i suoi ricordi, fu una rivelazione. Scrissi infatti una nota: “Mio padre è uno scrittore”. E così la penso».

La sua è una famiglia di successo e di amanti del bello, dell’arte. In questo, quanto ha pesato l’essere ferrarese, nascere in quella zona di confine tra Romagna ed Emilia, tra il mare e la Bassa?

«Certamente Ferrara è una città d’arte, non solo piena di meraviglie, ma abitata da intellettuali colti e nascosti. Merito della nostra educazione va a mio padre e mia madre, il primo grande lettore, la seconda un vulcano di energia e di intelligenza. E poi c’è stato l’uragano di mio fratello che ci ha in qualche modo tutti “rieducati” all’arte e alla bellezza, con le sue battaglie che ci inducono a riflettere molto. Infine io devo molto di ciò che sono a Gianantonio Cibotto, grande cantore del Delta del Po».

Con suo fratello Vittorio che rapporto ha: di competizione, di complicità o cosa?

«Lo ammiro molto, ne conosco l’intelligenza, la sensibilità e la cultura. Sono anche franca con lui, quando non sono d’accordo. Ma al fondo c’è un legame molto forte, profondo, di stima profonda».

Ci può anticipare qualcosa di uno dei suoi progetti futuri, che sia nell’editoria, nel cinema o nella musica?

«Ci sarà una ricca Milanesiana in Emilia-Romagna, e di questo sono molto felice, in collaborazione con la Regione. E il 14 giugno uscirà nelle sale, finalmente, con Nexo, il mio film su Extraliscio».

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