Elena Raimondi e le sue dieci grandi donne

Opera di un’artista che ama porsi l’obiettivo di far riflettere e regalare emozioni con il suo tratto, “Storie di 10 donne che han cambiato la storia” è il titolo del progetto con cui Elena Raimondi in arte Re, si è fatta originale apportatrice in arte di un messaggio fortemente significativo. La pittrice e illustratrice sammaurese, marketing manager nel campo della moda per oltre 20 anni, ha voluto rendere il suo omaggio artistico a donne che in vari settori hanno contribuito a cambiare il volto della storia, in rappresentanza di tantissime altre che son rimaste in silenzio, imbavagliate nel corso dei secoli. Ha disegnato i volti di dieci donne importanti su pezze mestruali a simboleggiare la forza ed il dolore che connaturano l’universo femminile e ritratte su teli, “pezze“ di lino e cotone tipicamente usate, ancora negli 50/60, per il ciclo mestruale. Le ha volute rendere una tela artistica per simboleggiare ciò «che per secoli le donne hanno tenuto nascosto e taciuto, così come taciuto e nascosto era il ruolo femminile nella società. Celebrando le donne ho messo in mostra ciò che per secoli è stato celato e così facendo ho denunciato quanto ancora c’è da scardinare in merito al sistema attuale.

Raimondi, quale sorpresa le ha regalato aprire un vecchio baule di famiglia?

«Il progetto artistico è nato dopo uno studio che avevo fatto sulle “pezze” (assorbenti anni Cinquanta). Le donne avevano vergogna a rendere pubblico, anche solo verbalmente, questo indumento, perché in quegli anni si sentivano discriminate, derise, e ho sentito l’esigenza di rendere visibile a tutti questo indumento. Sono teli intrecciati a mano in cotone e lino che misurano circa 35x45 cm. Ho avuto la fortuna di averli ereditati dalla zia di mio padre. Lei li aveva nel corredo e non avendoli usati sono rimasti piegati per anni. Sistemando vecchi capi con mia madre, me li sono ritrovati nelle mani, e ho deciso poi di realizzare questo progetto che già mi girava in testa. Cosi poi li ho resi un’opera d’arte, un pezzo unico».

Perché ha sfruttato la tela per disegnarvi il volto di queste «10 donne rivoluzionarie»?

«Per dare un significato forte. Le donne anche se sono deboli fisicamente durante il ciclo diventano forti in tutti i sensi proprio per questa sofferenza fisica che le accompagna mensilmente per un lungo periodo di vita. La loro sofferenza diventa pazienza, audacia e coraggio. Tre componenti che servono per essere rivoluzionarie e cambiare la storia come le donne che ho ritratto. La ricerca doveva suscitarmi emozioni positive, e loro dieci, le loro storie, mi hanno lasciato un segno di riflessione ed orgoglio».

Come le ha realizzate?

«Sono stare tutte disegnate a mano con pennarelli e china nera, con un tocco di pastello ed acrilico colorato, e ho voluto evidenziare, come è mio stile, i tratti del volto, l’espressione, la loro naturale caratteristica, più vera e più cruda. Diciamo che il 70% del mio lavoro è di testa, ed il restante di manualità».

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