Gli "effetti" del Coronavirus a Forlì: «Esaurite le scorte di mascherine»

Forlì

FORLÌ. Merce rara per quanto probabilmente inutile. Comunque sia non se ne trovano più. «Le mascherine? Abbiamo terminato tutte le scorte…». Pier Luigi Zuccari è il presidente di Corofar, il consorzio cooperativo di via Traiano Imperatore al quale aderiscono, rifornendosi ogni giorno, circa 400 farmacie in tutta la Romagna oltre che a Bologna, Modena, Ferrara e Arezzo. Una vera “centrale” che dispensa medicinali e presidi farmaceutici e dove, in questi giorni, nonostante i primi due casi in Italia di coronavirus siano stati registrati solo giovedì, la richiesta di mascherine è stata altissima. Da qui ne sono partite migliaia, poi smistate nelle tantissime farmacie servite, comprese molte in città. Lo stato di emergenza sanitaria è stato dichiarato dal Governo solo ieri mattina ma già da giorni sono iniziati gli acquisti di questa “barriera” personale. Una forma di protezione forse più suggestiva che altro.

Prodotto a ruba

«È un prodotto che abbiamo finito - continua Zuccari -, in tutto lo stabilimento ci sono rimaste appena tre mascherine».
L’impennata delle vendite è stata senza precedenti per un articolo che normalmente non va a ruba. Le mascherine sono state bruciate in tutte le varianti a disposizione. Di quelle semplici, prendendo i dati dell’ultimo mese, Corofar ne ha vendute almeno dieci volte in più di quanto accade negli altri mesi dell’anno. Poi ci sono quelle con i filtri ffp3, specifiche per i virus. Per queste la richiesta è stata superiore di cento volte alla normale media di vendita.

Un pubblico particolare

«La tendenza è questa - ragiona Zuccari -. Anche se non è chiaro quanto questi presidi sanitari possano proteggere dal coronavirus evidentemente la gente sente la necessità di proteggersi. Ma sull’impennata di acquisti potrebbe pesare anche un altro fattore». Quale? L’acquisto da parte ci cittadini cinesi intenzionati a rispedire le mascherine in patria. Già, perché quelle che normalmente vengono stoccate nei magazzini della Corofar arrivano proprio dalla città nella quale il virus ha fatto la sua comparsa, cioè Wuhan, dove l’emergenza ha reso impossibile trovarle.

«Da una farmacia ci è arrivata una richiesta piuttosto singolare - spiega ancora Zuccari -. Hanno chiamato dicendo che una cittadina cinese si era presentata chiedendo diecimila mascherine. Non poteva vedere le immagini dei suoi connazionali così in difficoltà e voleva spedirle in patria».
Anche in altre farmacie della zona e più in generale in Romagna sono state a decine i cittadini di origine cinese che sono entrati comprando quante più mascherine possibile per inviarle probabilmente a parenti e amici ancora residenti in Cina dove ormai pare impossibile trovarle in vendita.

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