Pizzolante: Emilia Romagna contro i populismi

Editoriali

In Emilia Romagna si sta già giocando una partita decisiva per l’Italia. Bonaccini, giustamente, ricorda che se dovesse vincere la Lega governerebbe Lucia Bergonzoni non Salvini. Ed è vero! Gli elettori se lo fissino in mente. Ma è vero anche che siamo ad un incrocio della storia. Che da Roma si è spostato a Bologna! A Ferragosto un paratone di Renzi ha respinto l’attacco decisivo di Salvini. Poi il governo giallo rosso ha iniziato a fare autogol.

L'Umbria ha cambiato colore e Salvini ha piantato le tende in Emilia Romagna. Pronto a spostarle poi su Roma. Renzi e Bonaccini hanno detto che non va bene, che bisogna smettere di segnare nella propria porta. Hanno detto che è folle mettere nuove tasse. Hanno detto anche che in Emilia Romagna vivono aziende (con alta tecnologia) e lavoratori che producono il 36% della plastica che si produce in Italia. Bonaccini ha ricordato che la raccolta differenziata che si fa da queste parti, consente di trasformare i rifiuti in energia e la plastica in oggetti. E che se non si fanno più inceneritori qui, anzi, si riducono, è perché non ce n’è più bisogno. Concretezza. Realismo.
Bonaccini ha aggiunto inoltre che qui la disoccupazione è sotto il 5%. Qui il turismo è una grande industria. Qui la meccanica è all’avanguardia nel mondo. Qui rombano i motori. Auto e moto. Qui funzionano gli ospedali. E gli asili. E la terra produce cose che piacciono al mondo. E qui ci sono San Patrignano e la Papa Giovanni XXIII e il più grande reticolato di associazioni e volontariato esistente in Europa. L’Italia è quindi anche questa. Può essere così.
Ecco perché il 26 gennaio in Emilia Romagna c’è in gioco l’Italia. Perché questa è la linea Maginot fra la realtà e la finzione. La realtà è quello che succede in Emilia Romagna, la finzione è il racconto sovranista e populista di Salvini e dei 5 stelle. Che, drammaticamente, può avvolgere e sconvolgere, definitivamente, l’Italia. Circola in rete un bel discorso sull’Italia e sull’Europa, del filosofo Umberto Garimberti.
Sul rischio che, come è successo all’impero romano, la società italiana possa finire per decadenza dei costumi. Ad un certo punto i romani, un po’ rammolliti, iniziarono a vivere di rendita. Utilizzavano le persone di altri popoli per servire nelle loro ville. I barbari per le opere idrauliche e per fare la guerra.
Garimberti pensa all’Italia di oggi, che si è rammollita. E ai muratori che sono ormai quasi solo albanesi. Alle badanti e alle infermiere polacche, agli immigrati nei ristoranti, negli alberghi, negli allevamenti o quelli che aprono un’impresa (400 mila) mentre gli italiani chiudono quelle dei padri. Finirà come a Roma? Si chiede il filosofo? Bene! Le risposte a questa domanda possono essere due. Una è quella dell’Emilia Romagna! Lavoro, crescita, investimenti, cultura, impegno sociale, comunità. Responsabilità.
Quella opposta è dei populisti, di destra e di sinistra. Disimpegno, decrescita, pregiudizio, odio sociale, intolleranza, assistenzialismo. Rendita. Quali sono le risposte che i 5 stelle e la Lega danno alla lunga crisi?
La decrescita grillina. L’Ilva è il caso più clamoroso. Le tasse punitive e il pregiudizio antimpresa, il carcere come cultura. E poi il Reddito di Cittadinanza, che allontana le persone e i giovani dal lavoro. E poi i muri. E Quota Cento. Che anticipa le pensioni, quando si vive più a lungo.
Cioè, alla decadenza dei costumi, i populisti rispondono incentivando il disimpegno. La fuga dalla responsabilità e dalla realtà. La ricerca del nemico esterno a noi . Non è colpa nostra. Quindi possiamo continuare a dare il peggio di noi. Ecco, gli emiliani romagnoli possono, con una botta d’orgoglio, indicare l’altra strada. E Bonaccini ha la statura per percorrerla. Ma contro i populismi tutti. Per non negare se stessi. E nonostante Roma. Molle e decadente.

*già parlamentare

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