Pizzolante: elogio di Teresa Bellanova

Editoriali

Ho conosciuto Teresa all’inizio della passata legislatura. Entro in Commissione Lavoro della Camera come capogruppo del PDL, Cesare Damiano viene eletto presidente, Teresa Bellanova è personalità rispettata, con un peso politico proprio.

Ha lo sguardo duro, un modo di fare determinato, tribunizio, imperioso persino, a volte. Il gruppo del Pd era composto da 21 deputati, 14 venivano dalla Cgil, come Cesare e Teresa. La Cgil aveva avvolto la Commissione Lavoro della Camera. La Commissione Cgil.
Quello era l’ambiente. Non facile. Per loro io avevo quattro difetti gravissimi, capogruppo Pdl, socialista, già dirigente della Uil, amico di Sacconi. Damiano e Sacconi erano gli interpreti di due visioni opposte delle politiche del lavoro. Si sono alternati per anni come Ministri e ognuno cancellava le cose fatte dall’altro. Questo era il clima.
Cerco un confronto con Damiano, difficile. È un metalmeccanico alla Trentin, elegante, colto, intelligente, quasi aristocratico, ma che sa essere durissimo. Ci saranno buoni rapporti, ma più in là. Più difficile ancora con la Bellanova. Lei è donna del popolo, della terra, del profondo sud. Ecco, sono anche io leccese come lei. Ma non le importa, mi pare. Caspita, è tosta mi dicevo.
Le prime sedute sono elettriche.
La missione della Commissione Cgil era quella di cancellare un bel po’ di cose fatte da Sacconi nei 5 anni precedenti. Ed è battaglia. Damiano, in qualità di Presidente doveva tenere un profilo più equilibrato, quindi era Teresa che faceva il viso duro. Un giorno, dal lato opposto del tavolo, mi guarda in faccia e mi dice: “confrontati con me”. Mentre prendevo in giro uno dei suoi.
Entriamo nemici in commissione e poco dopo ci troviamo ad essere alleati per forza. In assenza di una maggioranza, Pd e PDL si trovano ad essere maggioranza insieme.
Ma non per questo il clima migliora. Anzi, la Commissione Lavoro di Damiano e Bellanova, diventa l’ala sinistra della nuova maggioranza di governo. Scintille.
Arriva poi il governo Renzi e Teresa diventa Sottosegretario al lavoro. E deve gestire, nella “sua” Commissione, la principale riforma di Renzi, il Job Act, con la revisione dell’art 18. Il Job Act rimbalza continuamente dalla Camera al Senato. Principale ostacolo la Commissione Lavoro della Camera. Un giorno, alle due di notte, mi chiama Sacconi e mi dice che al Senato aveva trovato l’accordo con Renzi sui tre punti controversi: art 18, lavoro a distanza, demansionamento. Mi manda il testo, non bisogna cambiare nemmeno un virgola, mi dice. Era d’accordo con Renzi, che sarei stato io il garante dell’intesa, nei lavori della commissione alla Camera. Il Governo era rappresentato dalla Bellanova. Paradossale! Ci furono momenti di sbandamento, quando approvammo la modifica (storica) dell’articolo 18, ho visto gli occhi lucidi(lo dico con rispetto) di molti deputati che venivano dalla Cgil. Teresa fu corretta e professionale. Non è stato facile gestire la riforma di Renzi in quella Commissione. Provai ammirazione. Assistevo ad una evoluzione politica, l’opportunismo non c’entra. Una personalità politica che sa evolversi, che sa anche mettersi in discussione, che accetta il cambiamento. Una trasformazione priva di trasformismo. Diventa renziana con il cuore, ma con una grande capacità di usare il cervello. Non è solo gratitudine. Che è già una gran dote. Cade Renzi e lei diventa Vice Ministro dello Sviluppo Economico per volere di Renzi, con Gentiloni. Renzi poi crolla e lei non lo abbandona, come hanno fatto molti altri. Anche se, per storia politica, culturale ed umana sembrerebbero agli opposti. Ma si incontrano e non si lasciano più. Bella storia.
Oggi è Ministro. Dell’Agricoltura! Lei che ha iniziato da bracciante agricola nel mio Salento! Magnifica storia!

  • * già parlamentare

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