Pizzolante. Economia: la posta in gioco

L'economista americano di Harvard, Ken Rogoff, sostiene che non basteranno mille miliardi di stimoli fiscali in America e mille miliardi in Europa per evitare una recessione mondiale. Da questi numeri dipende il nostro futuro.
La manovra di marzo, per emergenza, del governo, è di 25 miliardi, produce flussi e stimoli finanziari per 350 miliardi. La Merkel parla di flussi finanziari in Germania per 550 miliardi.

Noi siamo partiti per primi. Perché l’emergenza sanitaria è arrivata prima, da noi. Ma l’emergenza, sta correndo anche negli altri paesi europei. Noi siamo partiti, per le decisioni più drastiche, con enorme impatto economico, con 15 giorni di ritardo, mio parere. Gli altri, nonostante l’evidenza di quanto succede in italia, con ritardi maggiori. Va detto che non era facile partire in tempo e nel modo giusto, diciamoci la verità, nonostante l’esempio cinese, che però ci appariva lontano.
Non era cosa facile chiudere tutti gli italiani in casa. Chiudere i locali pubblici. Gli stadi. Anche perché dagli esperti non arrivavano messaggi univoci.
Anche perché noi siamo una democrazia (malmessa ma comunque, una democrazia), in cui tutti hanno diritto di parola. Fiumi di parole, come dice la canzone. A proposito spesso, a sproposito, più spesso.
Non è facile. Lo dico per i troppi faciloni. Quelli che sanno tutto, capiscono tutto. Su tutto.
Lo dico perché se non acquisiamo piena consapevolezza di quanto è difficile, della drammaticità della “Guerra” in atto, se non entriamo, tutti noi, in uno stato di coscienza “patriottico”, finiremo male. Chiediamo a chi ci governa, a chi ha responsabilità di ogni tipo, di essere capaci. Giustamente. Ma se noi non saremo capaci di lasciar da parte, per il tempo che serve, ogni polemica, il più possibile, ogni invettiva, il più possibile, ogni risentimento, il più possibile, non ce la faremo.
Ascolto, alle 18 del pomeriggio, i numeri di chi si ammala e di chi ci lascia, e mi pervade la tristezza. Ascolto, ogni sera, le trasmissioni televisive e mi assale la disperazione. Così non ce la facciamo. Se un popolo non è portato ad unirsi, ad essere più generoso, più comprensivo, critico, certo, ma consapevole, non possiamo farcela!
Coloro che ci governano da due anni (tutti e due i governi) non mi piacciono, sono una “vittima”, diciamo così, ma adesso deve prevalere lo spirito patriottico!
Allora io dico alcune cose, alcune valutazioni, alcuni pensieri, che mi guidano:
1) È una guerra, dobbiamo vincerla, dobbiamo essere, appunto, patrioti;
2) L’Italia ha fatto bene a chiudere, quasi tutto e gli italiani devono fare il loro dovere rispettando le regole, è l’arma più forte che abbiamo, ognuno governi se stesso;
3) La prima manovra economica per emergenza di marzo va bene, più di 20 mila assunzioni nella sanità, norme speciali per produrre mascherine e respiratori, nessuno perde il posto di lavoro, aiuti concreti (mai sufficienti ma concreti) per autonomi, professionisti, stagionali, garanzie finanziarie per le imprese, aiuti alle famiglie;
4) Va bene, ma deve essere l’inizio, la prossima (aprile) deve, continuare con gli aiuti, per la sanità, per l’economia, ma contenere anche stimoli potenti per la ripresa, via burocrazia, via codice degli appalti e, gestioni commissariali, modello Ponte di Genova, per gli investimenti pubblici e privati, e ancora, stimoli ed incentivi fiscali e un piano nazionale per il Turismo;
5) L’Europa è alla prova del 9, decisiva e ultima. Solo con le nostre risorse non ce la facciamo. Molti paesi europei non possono farcela. 1000 miliardi di stimoli fiscali (shock fiscale) in Europa, dice Rogoff. Prevale la linea dell’Italia e di Macron, per una risposta europea? Di protezione, stimoli ed investimenti? O prevale quella tedesca, quella che è prevalsa nella conversione Marco/ Euro e quella della gestione della crisi del 2008? Qui l’Europa vive o muore. Sicuro.
6) Noi, dobbiamo stare dentro una ottica europea, ma non pensare che questo ci assolva rispetto alla stupidaggini di Quota100 e simili. O quelle drammatiche della nostra giustizia. O pensare di tornare indietro sul job Act. O continuare con questi livelli di produttività. Perché i tedeschi sono rigidi con gli altri, ma anche, non sempre, con se stessi.
Viva l’Italia.

*già parlamentare

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