Pizzolante: cosa c'è dietro la prescrizione

Editoriali

Nei giorni scorsi, dopo il primo presidente della Cassazione Mammone, dopo il Procuratore Generale Salvi, anche molti Presidente di Corti di Appello si sono espressi contro il blocco della Prescrizione! A Roma il Giudice Luciano Panzani usa le stesse parole dell’avvocatura, “il processo senza prescrizione rappresenta una palese violazione delle garanzie costituzionali dell’imputato”. Il Procuratore reggente di Roma, De Siervo, dice una cosa terribile e vera: “alle sentenze di estinzione dei processi per prescrizione si sostituiranno quelle per morte del reo”. Processi e imputati a vita, quindi.

Bonafede dice che questa cosa è civiltà. In Italia nel 70% dei casi la prescrizione arriva nella fase pre processo. Quando gli avvocati non toccano palla. Nella fase di quasi assoluta competenza delle Procure. Della sola accusa, quindi. Che è parte determinante del processo mediatico e di piazza! Della sentenza anticipata della piazza. Della gogna!
È civiltà?
No! È l’egemonia culturale della presunzione di colpevolezza, in sostituzione della civiltà giuridica italiana della presunzione di innocenza. È la dottrina Davigo-Travaglio.
Si dice che però in altri paesi la prescrizione, ad un certo punto, viene bloccata. Mattia Feltri, giornalista de La Stampa, qualche tempo fa, ha ricordato a Davigo e Travaglio che è vero, si, ma è anche vero che le regole, in quei paesi, impongono processi brevi. Nei Paesi anglosassoni, USA, Gb, Australia, il 70, 80 per cento dei rei viene giudicato senza processo. Accordo fra avvocati e accusa. Se si va a processo e l’imputato viene assolto, l’accusa non può fare ricorso. Se l’imputato viene condannato e fa ricorso, rischia un aggravio di pena. Semplice. I processi durano poco. In Germania i tempi sono certi. Primo grado 3 anni, secondo 2, terzo 1. Stop.
In Spagna c’è un sistema simile. In Francia le indagini preliminari sono brevi. In Italia sono lunghissime e assorbono circa il 70 per cento dei tempi della prescrizione.
In Italia si pensa che la virtù sia la somma dei vizi. Prescrizione bloccata, processo infinito che diventa esso stesso pena, processo mediatico che diventa condanna anticipata, con sequestro preventivo dei beni. Famiglie e aziende distrutte. Prima che intervenga, spesso, il giudice terzo. Quando fu approvata la norma, Salvini disse che era condizionata alla riforma dei tempi del processo. Abbiamo visto che non è stato così. L’onorevole Lucia Annibali ha proposto di sospenderla per un anno, per fare la riforma del processo. Niente!
È giustizia? È politica? È potere.
Il potere di una giustizia che deve essere dominata dall’accusa. Più di quanto non lo sia già.
Oggi, un Pm, se vuole, con le tante tipologie generiche, non tipizzate, di reato, può, sostanzialmente, iscrivere nel registro degli indagati quasi chiunque. Associazione a delinquere, concorso esterno, traffico di influenza (si è chiesto l’ampliamento della pena sino a 5 anni per poter intercettare). Intercettazione, una parola fuori posto, indagato a vita. Ma se sei innocente non hai nulla da temere! Dicono. Purtroppo non è così.
Ad un signore di Catania hanno riconsegnato la sua azienda dopo 10 anni circa. Peccato che fosse già fallita.
Però, si dice, ci sono i colpevoli. Certo, ma chi è colpevole vuole il processo lungo, infinito.
Chi è innocente vuole il giudizio! Vuole un giudice terzo.
Nelle carceri italiane quasi il 50% dei detenuti è in attesa di un giudizio definitivo. Le statistiche dicono che circa la metà di costoro, se avranno la fortuna di arrivare a giudizio, saranno dichiarati innocenti. Quasi un quarto delle persone oggi in galera, è innocente. Si può vivere in un Paese così?
I giornali, i conduttori televisivi, sono scatenati. Non raccontano la verità. Non informano. Davigo spopola ovunque! Travaglio a reti unificate.
È una terrificante lotta di potere. Sono in gioco i poteri veri del Paese. Quello giudiziario costruito sull’accusa e quello mediatico. Per questo il processo non deve finire mai. E non ci deve essere un giudice terzo che, alla fine, dice l’ultima parola. Magari smentendo i proclami dell’accusa e i titoloni dei giornali e le invettive dei conduttori televisivi. E le carriere costruite su questa roba qui. Anche per questo molti giudici, per la prima volta, hanno detto no. Guarda caso sono giudici, quasi sempre, delle corti di appello o di Cassazione! Capito?
Così, si spiega anche la protesta veemente degli avvocati. Con il fine processo mai la difesa diventa inutile. E senza difesa e senza giudice terzo non c’è giustizia! Non c’è democrazia! Capito? Questa roba qui.

*già parlamentare

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