Petitti: l'autonomia regionale e il nuovo governo

Editoriali

Con la nascita del nuovo Governo formato da Pd, Movimento 5 Stelle, Leu si avvia una nuova stagione politica nel Paese. Un esecutivo di ampio respiro che punta a durare tutta la legislatura. Un tentativo serio che seppur insieme a tanti dubbi e resistenze legittime, apre le porte a un processo che vuole rispondere ai bisogni dei cittadini e recuperare il rapporto perso con coloro che sono sempre stati vicini ai valori del centrosinistra. Una cosa è stata chiara fin dall’inizio: non si poteva rimanere indifferenti e passivi di fronte ai rischi di una deriva autoritaria del Paese, a una crescita spaventosa di un clima d’odio e di violenza, a un’economia in ginocchio.

Credo sia giunto il tempo dell’agire, di guardare all’oggi, per concentrarsi sulle sfide alle quali siamo chiamati, prime tra queste dare risposte alla crisi materiale (come evitare l’aumento dell’Iva) e immateriale (ricostruire una dialettica del rispetto) che stiamo vivendo.
Nelle linee guida del programma cosiddetto ’giallorosso’ - che ancora rimangono generiche per ovvi motivi, anche tempistici - c’è la centralità della scuola, della sanità, del lavoro, con in previsione una riduzione delle tasse ai lavoratori, un piano strategico contro gli infortuni, una legge sulla rappresentanza sindacale.


Tutte priorità su cui la Regione Emilia-Romagna ha lavorato e fatto tanto. Tantissimo. Tra i temi fondamentali (e non scontati) nel programma, mi rende particolarmente contenta il rimando all’Autonomia differenziata.
Si tratta di una proposta su cui abbiamo lavorato molto, consapevoli del carico ‘rivoluzionario’ che avrebbe per il nostro territorio. Maggiore qualità dei servizi, maggiore semplificazione, maggiore capacità di programmazione e adeguamento delle politiche in base alle esigenze della nostra Regione. Da più parti è arrivato l’apprezzamento per l’equilibrio e la ragionevolezza della nostra richiesta di Autonomia. Autonomia che non significa, come temono alcuni, dividere il Paese tra Regioni di serie A e di serie B, ma migliorare e rendere più efficiente la gestione delle risorse già previste dallo Stato per l’Emilia-Romagna. Il carattere unificatore della proposta è provato anche dal non aver mai ricevuto un singolo voto contrario in Assemblea Legislativa, poiché l’abbiamo strutturata con il coinvolgimento di tutte le parti sociali ed economiche per tenere insieme tutte le istanze dei territori, rimanendo fedeli ai principi di unità nazionale e solidarietà.
Il metodo di lavoro, dunque, che auspico per questo nuovo Esecutivo, non dev’essere quello di un generico riformismo calato dall’alto, ma quello di una concertazione e condivisione a tutti i livelli, come abbiamo fatto finora in Emilia-Romagna.
Spero che il percorso riesca ad andare oltre gli annunci del precedente Governo e concretizzarsi nei fatti. I presupposti mi consentono di essere fiduciosa. Anzi, dirò di più. Mi auguro che la proposta dell’Emilia-Romagna possa essere la base su cui costruire una riforma che coinvolga tutte le Regioni.
(*) assessora regionale al Bilancio, Riordino istituzionale, Risorse umane e Pari opportunità

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui