Pasini: Coronavirus, l'Italia può arginare l'epidemia

Editoriali

Nel suo discorso del 10 febbraio scorso il Direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha espresso preoccupazione per i casi di infezione secondaria verificatisi il giorno prima in Francia e nel Regno Unito. Questi casi – sostiene il Direttore Generale – potrebbero essere la scintilla che farà diventare l’incendio. È evidente che non si riferiva alle capacità di contenimento dell’epidemia di Francia o Regno Unito, ma alle capacità di Paesi asiatici confinanti, come ad esempio la Thailandia visitata da milioni di turisti cinesi, e da altri paesi asiatici come Bangladesh, Indonesia, Vietnam, Laos, Cambogia.

La preoccupazione riguarda anche il continente africano dove lavorano numerosissimi lavoratori cinesi. Sarebbero in grado quei paesi a mettere in atto misure di prevenzione e controllo dell’epidemia come sta facendo la Cina nel suo territorio? La preoccupazione del Direttore Generale riguarda anche le capacità di diagnosi laboratoristica. Senza capacità diagnostica, i paesi restano nel buio senza possibilità di distinguere i casi dovuti al coronavirus rispetto a quelli causati da altri agenti biologici. L’OMS ha finora identificato solo 168 laboratori nel mondo in possesso della giusta tecnologia per diagnosticare il coronavirus. Si riuscirà a spegnere la scintilla o le scintille che si sono accese in tanti paesi del mondo ed evitare l’incendio, ed evitare in altre parole la pandemia, termine che significa epidemia globale? Dipenderà quindi non solo da come la Cina riuscirà a controllare lo sviluppo dell’epidemia, all’interno del Paese, ma anche da come i sistemi epidemiologici dei paesi asiatici vicini riusciranno ad isolare i malati e a tracciarne i contatti, perchè appare molto improbabile che vaccini o farmaci efficaci possano essere in grado di incidere sulla diffusione del virus. Il numero di malati e di morti in Cina è sicuramente di gran lunga superiore a quello denunciato, in quanto i casi ufficiali sono solo quelli per i quali è stata fatta diagnosi al laboratorio. Quando così tanti sono i casi è difficile rintracciare i contatti e metterli in quarantena ed anche all’interno degli ospedali risulta sempre più difficile separare i pazienti gli uni dagli altri. E’ possibile dunque che l’epidemia cinese diverrà pandemia, ma anche se così fosse l’Italia sarà in grado di fronteggiarla, perché ha un piano di intervento in caso di necessità, perché dispone di una rete di servizi di igiene pubblica capillare, perchè ha reparti di infettivologia in pressoché tutti gli ospedali provinciali, perché ha attivato la Protezione civile, nominando un Commissario straordinario, perché ha due Ospedali di riferimento come lo Spallanzani ed il Sacco, perché può disporre della sanità militare. I cittadini devono dunque avere fiducia nello Stato ed assecondare le direttive che verranno emanate qualora vi dovesse essere un’emergenza.
*epidemiologo, esperto in medicina del turismo

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