Natalini: l'ora della sovranità europea

Editoriali

Diciamolo forte e chiaro: noi, i nostri figli e nipoti saremo più sicuri e continueremo a godere del modello di vita migliore al mondo (quello europeo) solo all’interno di una più forte sovranità europea. La popolazione europea rappresenta appena il 6% di quella mondiale (era il 25% nel 1900; diventerà il 4% nel 2060). Se vorremo essere effettivamente liberi e sovrani, dovremo proseguire più velocemente verso una definitiva integrazione di tipo federale, altrimenti non conteremo nulla nel mondo di oggi e ancora meno in quello di domani. L’Unione Europea deve uscire dall’attuale limbo che ne fa qualcosa di più di una associazione di Stati Sovrani ma ancora molto meno di uno Stato compiutamente federale, l’unico assetto che le conferirebbe un peso politico di massimo rilievo nelle vicende del mondo contemporaneo e nella protezione dei propri cittadini.

Un’Europa disintegrata sarebbe come l’Italia post-rinascimentale: mentre altrove sorgevano i grandi stati unitari europei (la Francia, la Spagna), noi eravamo divisi in tante piccole entità in conflitto tra loro, dominate da potenze straniere. Oggi la Russia, la Cina e gli Stati Uniti di Trump vorrebbero la dis-unione dell’Europa, per trattare con ciascun stato da posizioni di forza. Solo un’Europa più unita e integrata può fronteggiare efficacemente sfide cruciali quali il cambiamento climatico, le migrazioni di massa (accelerate dagli effetti del cambiamento climatico medesimo), le crescenti diseguaglianze sociali, i colossi del digitale e la gestione sensibile dei big data. La sovranità europea non è una dimensione altra e aliena rispetto a ciascuno di noi: l’Europa in fondo siamo tutti noi, sono l’insieme delle istituzioni locali, regionali, nazionali ed europee che, in base alle Costituzioni nazionali e alle regole stabilite dai Trattati comunitari, condividono e alimentano una sovranità più ampia. Dovremmo essere tutti orgogliosi di essere cittadini italiani e, nel contempo, cittadini europei. Demagoghi irresponsabili hanno utilizzato invece la drammatica crisi dell’ultimo decennio e l’immigrazione per alimentare ed aizzare movimenti populisti, generalmente di destra, anti-UE; alcuni l’hanno fatto furbescamente (Orban in Ungheria conduce sistematiche campagne menzognere contro l’UE, ma si tiene ben stretti i fondi strutturali europei, a cui anche i contribuenti italiani contribuiscono); altri come Nigel Farage e l’inquietante Boris Johnson (noto creatore di fake news sull’UE) stanno conducendo il proprio Paese verso l’ignoto: la Brexit non solo non ha segnato l’inizio della disintegrazione dell’UE, ma rischia seriamente di segnare la fine del Regno Unito. In tale contesto, vanno ribadite alcune semplici verità: Bruxelles non è abitata da tecnocrati piovuti dal cielo. Come testimoniato anche dalla recente nomina di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione Europea, tale nomina avviene alla luce del sole da parte del Parlamento Europeo (eletto nelle ultime elezioni da 200 milioni di europei); la nomina dei commissari europei (designati dai governi nazionali, a loro volta espressione dei rispettivi parlamenti nazionali) deve essere avvallata dal Parlamento Europeo (alcuni anni fa Rocco Buttiglione non ottenne la fiducia, e fu costretto a dimettersi). Deve essere chiaro, tuttavia, che l’Unione Europea non è un luogo idilliaco, ma un ambito nel quale si fronteggiano e spesso si scontrano interessi nazionali, che l’Italia non sempre riesce a definire chiaramente, molto concreti. Ma questi interessi esisterebbero, e si scontrerebbero, anche se l’Unione Europea non esistesse. Credo sia molto meglio per tutti noi che tali interessi siano gestiti e composti all’interno di un quadro di regole e istituzioni comuni a livello europeo. Il nostro continente ha già sperimentato in due spaventosi conflitti mondiali i veleni del nazionalismo, che i demagoghi nostrani tentano oggi di ravvivare agitando campagne irresponsabili contro il nuovo governo, accusandolo di essere agli ordini di Bruxelles e di potenze straniere.

*Esperto di istituzioni, politiche e programmi dell’UE

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