Natalini: Europa ed egoismi nazionali

La solita domanda: “dov’è l’Europa”? “cosa fa l’Europa”?, ripetuta ieri per fronteggiare il problema dell’immigrazione e oggi il dramma della pandemia da Covid-19, è sempre fuorviante. La domanda corretta è: cosa fa l’Europa comunitaria e sovranazionale (Commissione Europea, Parlamento Europeo, BCE) e quella intergovernativa (composta dal Consiglio Europeo, ossia dai capi di stato e di governo degli Stati membri, e dal Consiglio, costituito dai ministri competenti per materia: agricoltura, affari interni, esteri ecc.)? Ossia, cosa fanno, come si comportano i due livelli, le due “anime” dell’UE?

Con il consueto rigore che lo contraddistingue, il presidente Mattarella, nel suo ultimo messaggio agli italiani della scorsa settimana, ha operato in modo assai cristallino la distinzione suddetta, sottolineando come l’UE e la BCE abbiano agito adeguatamente per fronteggiare la crisi sanitaria, economica e sociale scatenata dal coronavirus, mentre il Consiglio Europeo (ossia il livello intergovernativo) no. In effetti, la Commissione Europea ha sospeso i vincoli del Patto di Stabilità e Crescita; nei limiti di un bilancio annuale pari a circa 160 miliardi di euro (appena l’1% del PIL europeo, contro il 47/48% dei bilanci nazionali in rapporto al PIL) ha stanziato 37 miliardi di euro€ per le misure sanitarie e di sostegno all’economia, 140 milioni per le attività di ricerca su nuovi farmaci anti-virali e per il vaccino anti Covid-19. Ha inoltre deciso di non richiedere all’Italia la restituzione degli 11 miliardi di euro€ del Fondo di Coesione non spesi dal nostro Paese sulla programmazione 2014-2020, che probabilmente verranno utilizzati dal nostro governo a parziale copertura del “Cura Italia2”. La Commissione, infine, ha annunciato un fondo da 100 miliardi chiamato SURE per finanziare la cassa integrazione e i sussidi destinati a chi non ha lavoro. La Banca Centrale Europea, dopo l’iniziale gaffe della sua presidente, ha avviato un gigantesco piano di acquisto di titoli del debito pubblico, nel solco del “whatever it takes” di Mario Draghi, pari a 1.000 miliardi di euro, 220 dei quali destinati all’Italia. In pratica sarà la BCE a finanziare il nostro deficit di bilancio, necessario per fronteggiare il dramma sanitario, economico e sociale creato dal Covid-19. In aggiunta a queste misure del livello comunitario dell’UE, 9 stati membri dell’UE (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda, Belgio, Slovenia, Lussemburgo) hanno chiesto l’introduzione di uno strumento di debito comune (il nostro presidente del Consiglio l’ha chiamato “European Recovery Bond”) per fronteggiare sia la pandemia in corso che il drammatico scenario economico e sociale del dopo: il rischio di 50 milioni di disoccupati in Europa, migliaia di imprese che non riapriranno, la diffusione della povertà. Nel durissimo Consiglio Europeo svoltosi il 26 marzo scorso, Germania, Olanda, Finlandia ed Austria hanno risposto di no. Il Consiglio Europeo ha comunque deciso di cercare una soluzione entro un paio di settimane. Ritengo che si troverà un ragionevole compromesso, necessario perché nel Consiglio Europeo serve l’unanimità, mentre nel board della BCE le decisioni si prendono a maggioranza. Seppur per ragioni diverse, nessuno degli attuali capi di stato e di governo ha interesse a far naufragare il progetto europeo a cospetto della crisi più drammatica dal secondo dopoguerra. Gli olandesi devono continuare a vendere in giro per l’Europa i propri tulipani e assicurare un ampio mercato di sbocco alle merci in arrivo al porto di Rotterdam; la Germania non può permettersi di trascinare l’Europa al suo terzo suicidio negli ultimi 100 anni, senza considerare i suoi concreti interessi materiali (filiere industriali infra-europee, l’export verso il mercato unico ecc.). Sulla miopia e egoismo nazionale di questi Paesi non pesa solo il pregiudizio coltivato da anni dai loro mass media nazionali contro gli italiani ritenuti spendaccioni, inaffidabili, poco efficienti, ma anche il peso politico crescente dei loro movimenti sovranisti e nazionalisti di estrema destra (su tutti AfD, Alternativa per la Germania). “Se l’Europa è questa, è una schifezza”, ha sentenziato Salvini. Avrebbe dovuto riferirsi al livello intergovernativo (ma non credo che abbia chiara questa distinzione), che peraltro è l’unico che resterebbe se l’UE come costruzione comunitaria saltasse per aria. Ha ragione; peccato che buona parte dei rappresentanti di questa “schifezza”, ossia dell’Europa delle miopie e egoismi nazionali (AfD, l’estrema destra olandese e altri), fossero sul palco con lui in piazza del Duomo a Milano circa un anno fa a tuonare contro l’Europa (quale ?).
*Esperto di istituzioni, politiche e programmi dell’UE

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