Marco Affronte: lettera ai ragazzi del Friday for future

Editoriali

“Ci state tradendo. Ma i giovani cominciano a capire il vostro tradimento. Gli occhi di tutte le generazioni future sono su di voi. E se scegliete di deluderci, io vi dico che non vi perdoneremo mai. Non vi permetteremo di farla franca. Proprio qui, proprio ora è dove tracciamo la linea di demarcazione. Il mondo si sta svegliando. E il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o meno.” Con queste parole, e in lacrime, Greta Thumberg ha chiuso il suo discorso lunedì alle Nazioni Unite, al summit di New York sul clima.
Parole che rimbalzano in questi giorni su tutti i social e i media, e che sono certo, vi accompagneranno e stimoleranno per lo sciopero globale di venerdì prossimo.

La battaglia contro il riscaldamento globale per me non è nuova. Sono stato nella delegazione del Parlamento Europeo che ha partecipato alle ultime quattro COP, da quella storica di Parigi, alle successive di Marrakech, Bonn e Katowice. Sono anni che nelle mie conferenze ne parlo e cerco di “seminare” quella consapevolezza che è così difficile far radicare in menti sempre distratte, impegnate in altro, spesso refrattarie. Quella consapevolezza che genera l’enorme frustrazione che tutti voi, sono certo, state provando. La frustrazione di chi ha capito una cosa assolutamente fondamentale, addirittura vitale. Qualcosa che negli anni a venire cambierà la nostra società, le nostre vite, la nostra storia. Irrimediabilmente. E in peggio, se non interveniamo subito. La frustrazione che fa piangere Greta davanti ai potenti del mondo, e la frustrazione vostra, mia, di chi non vede, nella stragrande maggioranza delle persone, la stessa consapevolezza. La frustrazione che FINALMENTE vi ha mobilitato, da un anno a questa parte; voi, quelli della generazione che più di tutte pagherà le conseguenze del mostro famelico che abbiamo nutrito. A meno che non si inverta la rotta, drasticamente e molto in fretta.
La vostra mobilitazione è una delle sorprese più belle a cui ho assistito nella mia ormai lunga vita professionale dedicata a questi temi. Una sorpresa inaspettata, meravigliosa. Ho tre figli della vostra età e so quanto è difficile coinvolgervi in qualcosa di così grande e impegnativo. E infatti non l’avevo vista arrivare. Evidentemente il fuoco covava sotto la cenere, e serviva qualcuno che lo ravvivasse, che è poi arrivato sotto forma di una ragazzina coraggiosa.
Io c’ero anche all’incontro con 60 di voi, provenienti da 22 paesi diversi, al Parlamento Europeo, lo scorso aprile. Ho ascoltato le vostre domande e visto le vostre espressioni. Vi rivolgete alla politica, ma senza credere ai politici. Comprensibile. Ancora di più considerato che il giorno dopo, in aula, con voi ad assistere sulle tribune, si parlò di cambiamenti climatici ed eravamo solo un centinaio di parlamentari presenti, sui 751 totali. Non un bel segnale, davvero.
Eppure, cari ragazzi, da lì non se ne esce. E’ vero che per cambiare le cose serve tutto: serve cambiare i nostri comportamenti, serve studiare e CAPIRE cosa sta davvero avvenendo, come il mito della crescita infinita in un pianeta limitato sia un’assurdità destinata a crollare e ricoprirci di macerie, serve parlarne fra di voi, nelle scuole, nelle famiglie, ovunque. Serve manifestare. Serve votare le persone giuste, quelle che mostrano di avere COMPRESO. Ma, ripeto, alla fine tutto ciò non basterà se non avremo comprensione prima, caparbietà, coraggio e fermezza poi, in chi prende le decisioni.
La vostra voce, dentro ai palazzi, si sente, ve lo posso garantire. Alcuni vi ridono sopra (abbiamo ancora deputati e partiti negazionisti, lo sapete no?), ma tutti gli altri vi sentono e vi vedono. Almeno questo. Io, contrariamente alla mia natura, sono un po’ pessimista, ve lo confesso. Dentro alla politica ci ho messo la testa per nove anni, ne comprendo appieno il ruolo fondamentale, e vi invito a non snobbarla . Però, so anche che per arrivare al nocciolo decisionale e quindi potenzialmente efficace, devi nuotare in un enorme melassa fatta di autoconservazione, convenienze, opportunità, mediazioni, sgomitate che alla fine spesso non seleziona i più capaci a decidere, ma solo i più capaci a nuotare in quella melassa. E la fatica di nuotare sempre, tenendo la testa fuori, genera anche la più frustrante e devastante delle conseguenze: una perenne visione a breve/brevissimo termine di ogni problematica, con soluzioni pronta consegna che non hanno mai e poi mai respiro e visione più lunghi. Con questo vi dovete confrontare, e nonostante questo non dovete mollare.
Perché la sfida più grande che vi aspetta ora è quella di perseverare. Quanta forza, quanta costanza, quanta volontà, quanta pazienza, quanta rabbia avete per tenere duro di fronte al gigante del cambiamento che Greta dice che sta arrivando, e credo sia vero, ma che si muove, al momento, talmente piano che sembra fermo? Io spero ne abbiate quanto serve. In bocca al lupo, ragazzi, e ci vediamo venerdì in piazza.

  • Naturalista e Divulgatore scientifico - ex europarlamentare

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