Marco Affronte: il clima cambia, anche e soprattutto da noi

Nonostante la presenza, francamente imbarazzante, ancora di diversi “negazionisti”, i cambiamenti climatici sono purtroppo una triste e invadente realtà dei giorni nostri. E di quelli futuri. Essendo in possesso di un minimo di informazioni necessarie, è difficile non considerarli come il problema più grave e di difficile soluzione che l’uomo si sia trovato ad affrontare nella sua (breve) storia sul pianeta. Il problema è noto ormai da 30 anni, ma le azioni di contrasto sono state pressoché nulle, fino a poco fa. E adesso i cambiamenti climatici li vediamo davvero ogni giorno, in maniera evidente, drammatica, spesso spaventosa. E non sono solo sensazioni; i dati parlano chiaro.

Ad esempio, l’eccezionale ondata di caldo della settimana passata ha fatto del 25 luglio una giornata da record, la più “bollente” di sempre in Belgio, Francia, Paesi Bassi, Lussemburgo e Scozia. Gli studi più recenti suggeriscono che per ogni grado di aumento delle temperature medie planetarie, in Europa ci saranno 10-15 giornate bollenti in più all’anno!
Forse pochi sanno che l’Italia, per i cambiamenti climatici, è un cosiddetto hotspot, cioè un luogo in cui gli effetti del riscaldamento globale sono più veloci ed evidenti del resto del mondo. Mentre la temperatura globale del pianeta è salita di 1 grado rispetto ai livelli pre-industriali, l’Europa ha già visto un aumento di 1,3 gradi. E nel nostro Paese, attenzione, siamo a già a +1,5 gradi, dagli anni ’60 ad oggi.
Certo un grado e mezzo può sembrare poco, ma i ricercatori dell’IPCC, un gruppo numerosissimo di scienziati che, sotto al cappello delle Nazioni Unite, studiano il clima globale, ci hanno detto che non dobbiamo superare i 2 gradi di aumento globale, anzi, se possibile meglio restare sotto gli 1,5, pena pesanti conseguenze.
Ormai abbiamo le conoscenze, i dati, i numeri, anche per vedere cosa succede a livello più locale. E per l’Emilia-Romagna, purtroppo, c’è poco da stare allegri. Nella nostra regione la temperatura media mostra un trend in aumento che cresce di 0,44 gradi ogni dieci anni, con l’estate che detiene il triste primato: 0,58 gradi di aumento ogni dieci anni. Questo, inevitabilmente si traduce in ondate di caldo più numerose, intense e durature. E non dite che non ve n’eravate accorti!
Per quanto riguarda le piogge, la piovosità totale annuale è rimasta più o meno invariata, però sono più frequenti le annate “eccezionali” sia in un senso (troppo piovose) sia nell’altro (siccitose). Purtroppo, per la nostra regione, le previsioni elaborate dall’ARPA, per il periodo 2021-2050 parlano chiaramente di una ulteriore estremizzazione, cioè piogge più irregolari e temperature in sensibile aumento (specie in estate), e temperature massime più alte di 1,7 gradi in inverno, e ben 2,5 in estate. Ovviamente questo ha conseguenze anche sul nostro mare, e tante, ma ne riparleremo.
Se questi numeri vi sembrano piccoli o insignificanti, vi ricordo le parole della Banca Mondiale, in un report del 2012: “stiamo andando verso un mondo più caldo di 4 gradi, segnato da ondate di calore estreme, dalla riduzione della disponibilità globale di cibo, dalla perdita di ecosistemi e di biodiversità e da una crescita potenzialmente letale del livello dei mari. Non c’è poi nessuna certezza riguardo alla possibilità di adattarsi a vivere in un mondo più caldo di 4 gradi”. Ancora forse più pesanti le parole di Kevin Anderson, scienziato, consulente per i cambiamenti climatici del governo britannico: “un riscaldamento di 4 gradi è incompatibile con ogni ragionevole descrizione di una comunità globale organizzata, equa e civilizzata”. C’è tanto da fare, e il tempo è ormai poco.
(*) Naturalista e Divulgatore scientifico - ex europarlamentare

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