Libri: James Ellroy - Questa tempesta

Gennaio 1942, gli Stati Uniti sono ormai entrati ufficialmente nel conflitto e il Paese è in preda a una paura che alimenta l’odio razziale. In un parco di Los Angeles la tempesta smuove la terra riportando alla luce i resti carbonizzati di un uomo. Il cadavere viene collegato a una rapina avvenuta nel 1931, un colpo che ha fatto epoca: nessun arresto, nessuna refurtiva recuperata. Mettere le mani su quel bottino diventa l’ossessione di tutte le persone implicate nell’indagine. Però, quando due detective rimangono uccisi in un ritrovo di drogati, la vicenda si fa, se possibile, ancora più torbida. La guerra è appena cominciata, ma qualcuno sta già preparando la prossima.

“Questa tempesta”, ultima fatica di James Ellroy, uno dei maestri del crime contemporaneo, ha i connotati di un romanzo polifonico, caratterizzato da una forte compressione del racconto, sempre in bilico tra spazio privato e dimensione pubblica, narrazione e ricostruzione documentale. “Un affresco dell’America grandioso, quasi wagneriano”, per dirla con le parole del “The Sunday Times”, che concentra la sua attenzione su un pugno di eventi “minori”; sul “cono d’ombra” di quella che viene definita la Storia Ufficiale.

Ne scaturisce un crime epico, permeato da un pessimismo di fondo, in cui la scrittura sincopata e vorticosa dell’autore americano non perde un colpo.

<<Portò con sé la baionetta. Si spogliò nella stanza segreta e indossò una divisa nera nazista. Notò il proprio riflesso sulla lama d’oro, sotto la luce artificiale. Riscrisse la storia. La guerra lampo. La malvagia Londra brucia. I repubblicani irlandesi accendono falò per guidare i bombardieri della Luftwaffe. Lui è lì a guardare.

Con lui c’è Salvy Abascal. Entrambi sono vestiti di verde sinarquista. C’è Joan Conville, anche lei vestita di verde. Indossa la fascia scozzese del suo clan.

Avevano passato una notte insieme. Dudley ha imparato alcune cose. La scienziata empirica condivide il suo afflato mistico. E come lui viene da una storia di morte. Dudley le aveva detto del Lupo che aveva incontrato nella brughiera inglese. Lei non aveva dubitato delle visite occasionali dell’animale. Dudley aveva toccato i suoi vestiti mentre dormiva. Era diventato il Lupo a caccia del suo odore>>.

Pagina dopo pagina, Ellroy racconta quello che fondamentalmente è l’incubo privato delle politiche pubbliche, rappresentando qui la coscienza dell’America, di “un Paese che si è sempre dichiarato innocente senza in fondo mai esserlo”. Lo fa attraverso le azioni, le riflessioni e le conversazioni di personaggi dai contorni a dir poco “sgradevoli” (i “piccoli tirapiedi” della Storia, come li chiama lo stesso autore…), tutti indistintamente segnati dalla violenza, dalla corruzione e dai compromessi etici.

“Più che un giallista, Ellroy è diventato nel corso degli anni un narratore quasi manzoniano nel contrapporre alla ‘storia ufficiale’ quella minore, ma tanto illuminante, di personaggi che rappresentano una variante sporca delle ‘genti meccaniche e di piccol affare’ delle quali, nei ‘Promessi sposi’, si celebrava l’umiltà, la resilienza e la fede” (Luca Briasco). Javier Cercas

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