L'emergenza corruzione è una balla
I dati ufficiali del Ministero degli Interni e della Camera dei deputati dicono che la nuova emergenza corruzione non esiste. È una balla. Aperture dei telegiornali, prime pagine dei giornali, ma i dati dicono il contrario. I dati, ufficiali, del Viminale, dicono che sono in crescita i reati commessi contro i pubblici ufficiali, dei privati cittadini(resistenza, violenza, minaccia) non dei pubblici ufficiali contro i privati cittadini. Circa 40 mila all’anno.
La concussione invece è in decrescita costante dal 2009, meno 55.17% nel 2015. Istigazione alla corruzione, in decrescita dal 2009, meno 31.30% nel 2015, da 246 casi a 169. I reati di corruzione pura, “contro i doveri d’ufficio”, 120 reati commessi in Italia nel 2009, 120 nel 2015, 76 nel 2014. Se passiamo alle denunce e agli arresti, prima delle sentenze, la corruzione contro i doveri d’ufficio è sempre in diminuzione dal 2009, meno 40.04% nel 2010. Concussione, lieve aumento nel 2012 e 2014, meno 45.79% nel 2015. Istigazione alla corruzione, da 286 casi nel 2008 a 198 del 2015. In Lombardia, che è al centro delle polemiche sulla “nuova Tangentopoli”, reati commessi di concussione, 20 casi nel 2008, 4 nel 2015. Corruzione contro doveri d’ufficio, 11 casi nel 2008, 11 nel 2015.
Induzione indebita a dare o a promettere utilità, 0 casi nel 2008, 5 nel 2015. Istigazione alla corruzione, da 32 a 20.
Interessanti anche i dati, per il 2016, della Camera dei Deputati allegati alla relazione del decreto anticorruzione, “scacciacorrotti”, sulle condanne effettive, rispetto alle iniziative giudiziarie aperte: per concussione, solo il 32% dei casi; per corruzione nell’esercizio delle funzioni, 24%; per corruzione contro i doveri d’ufficio, 22%; per traffico di influenza, 33%. Al momento, invece, dell’apertura delle inchieste sono stati tutti condannati sui giornali e nelle pubbliche piazze.
Questi sono i dati reali.
Poi c’è la “percezione”. Tutte le analisi internazionali dicono che la percezione della corruzione in Italia è fra le più alte al mondo.
Di Maio dice che conta la percezione, e ha ragione visto che senza la percezione, lui non sarebbe mai diventato Vice Premier. E ha sempre ragione Di Maio, in questa campagna elettorale, a dire che “c’è una nuova Tangentopoli”, una nuova grande emergenza corruzione, 5 stelle contro tutti gli altri, tutti corrotti. Ha ragione se questo lo porta a recuperare nei sondaggi, se quasi 10 milioni di italiani lo votano per questo, se almeno altrettanti gli credono, se il Corriere della Sera gli dedica interviste a tutta pagina, se, sempre il Corriere, dedica 8 pagine e mezza ad uno sfigato di Varese che sembra sia diventato il dominus della corruzione di una delle più importanti regioni d’Europa, la Lombardia, se tutti i telegiornali aprono per un avviso di garanzia ad una euro parlamentare. Ha ragione se un grande costruttore di percezioni, come Paolo Mieli, gli dice chapeau, per la campagna elettorale. Uno che durante Tangentopoli concordava, alle ore 20 di ogni giorno, con i direttori di Repubblica, dell’Unita e della Stampa, la linea editoriale e l’ordine delle notizie del giorno dopo, perché la “percezione” deve essere univoca. Di percezione in percezione, abbiamo distrutto i partiti che hanno fatto la storia d’Italia, abbiamo mandato a casa generazioni di politici, annullato il Parlamento, accresciuto il potere della Pubblica Accusa, del PM, creato l’Autorità Anticorruzione, blindato l’autonomia e l’indipendenza, sino alla intoccabilità della Magistratura come in nessun altro Paese, abbiamo le leggi anticorruzione che tutto il mondo ci invidia, come dice Bonafede, abbiamo dichiarato illegale l’attività politica, con i reati generici, associativi e di influenza, abbiamo tutti gli uffici pubblici bloccati da funzionari terrorizzati, abbiamo ucciso Montesquieu, cambiando gli equilibri dei poteri, ma siamo sempre all’emergenza corruzione.
Strano Paese il nostro. Un Paese percepito.
(*) già Parlamentare