La libertà di stampa è altrove

L'articolo 21 della Costituzione stabilisce che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure…”.
In teoria l’Italia è un Paese democratico e civile, ma in pratica non è così. La riforma Cartabia mette i bastoni tra le ruote al diritto di cronaca. Se fosse stata approvata durante i governi Berlusconi avremmo assistito a moti di piazza al grido di “Cavaliere nero” e “Stop al bavaglio”, ma con Draghi è filato tutto liscio.
Il Press Report 2023, curato dal Gruppo cronisti lombardi, ha esaminato i guasti provocati dalla riforma durante il 2022 definito “annus horribilis”. Se nelle intenzioni avrebbe dovuto tutelare la presunzione di innocenza per rispettare l’onorabilità della persona, nei fatti ha delegato alle Procure il potere di decidere cosa si debba pubblicare o meno. Con il risultato che fatti gravi sono stati taciuti o comunicati in ritardo e senza particolari utili alla comprensione della notizia. Il tutto avviene in un contesto dove il Belpaese non brilla nelle classifiche.
Secondo un’analisi di Reporter sans frontieres sulla libertà di stampa nel mondo, l’Italia sprofonda al 58° posto su 180, dopo Gambia e Suriname, perdendo 17 posizioni. In vetta Norvegia e Danimarca, in coda Cina e Corea del nord. Nei primi tre mesi del 2022 in Italia sono state denunciate 44 minacce ai giornalisti da parte della criminalità organizzata, soprattutto nel Meridione.
Al tempo stesso sono aumentate le manifestazioni di estremismo violento accentuate dalla pandemia e dai social. Questi temi saranno affrontati nell’incontro del 3 maggio alle 10.30 in municipio a Conselice, unico Comune in Italia ad aver dedicato un monumento alla libertà di stampa. La Romagna ancora una volta dà il buon esempio.

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