Editore riminese: “Il libro di Vannacci non lo avrei pubblicato”

«Ogni casa editrice adotta le proprie linee guida. Io di certo non avrei mai pubblicato quel libro». Massimo Roccaforte, editore riminese (“Nda press” e “Interno 4 edizioni”), commenta così la scelta del collega riminese Adolfo Morganti (“Il cerchio”) di editare “Il mondo al contrario” del generale Roberto Vannacci (dal 20 settembre nelle librerie).

Roccaforte, perché avrebbe rifiutato la pubblicazione?

«Perché non rispecchia le cose in cui credo, è in antitesi con la mia formazione culturale. Insomma, perché è lontano mille miglia dalla mia linea valoriale. Che è poi quella che ho impresso alla casa editrice».

Ovvero?

«Ovvero, quei contenuti che fanno dell’inclusione la condicio sine qua non della nostra convivenza sociale. Inclusione che non mi sembra di scorgere in questo libro».

Quali ad esempio?

«Quei passaggi sui gay: “Omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione. La normalità è l’eterosessualità. E se a voi tutto sembra normale, è colpa delle trame della lobby gay internazionale!”. E ancora sui migranti: “Che piaccia o no, non nasciamo uguali su questa terra e quindi chi arriva in Italia dovrebbe ringraziare immensamente per la compassione e la generosità”, fino a quello sulla campionessa di pallavolo, Paola Egonu: “Italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentino l’italianità”, non mi sembra sposino alla perfezione l’articolo 3 della Costituzione. Che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Non credo debba aggiungere altro».

Eppure “Il mondo al contrario” nella prima settima di vendita si è posizionato al primo posto su Amazon.

«Un fenomeno davvero molto strano questo. Mai era accaduto in precedenza che un libro autoprodotto vendesse così tanto. In un periodo storico, peraltro, dove si legge sempre meno o in cui a leggere sono sempre gli stessi. E poi tutto questo gran parlare del generale è diventato l’argomento mediatico del mese di agosto, credo abbia influito molto sulle vendite. In questo ci vedo del marketing. Magari estraneo alla volontà dello scrittore, ma veicolato dall’esterno forse sì».

Roccaforte, lei ha parlato di contenuti non in linea con la nostra Costituzione, bene ha fatto allora il ministro della Difesa Crosetto ad annunciare un’azione disciplinare nei confronti del generale?

«Il generale dell’Esercito è una figura apicale dell’istituzione Forze armate, che hanno il compito di difendere e proteggere la nostra Costituzione. Per cui credo fosse consapevole, quando ha scritto quel libro, delle conseguenze professionali a cui sarebbe andato incontro. Io comunque su tutta questa vicenda la penso come Pierluigi Bersani quando dice: “Non venirmi a contrabbandare per critica al politicamente corretto quello che è un arretramento della civiltà”».

È sorpreso che questo libro sia tra i più venduti?

«In Italia c’è un’area politico-culturale che si riconosce nelle cose scritte dal generale Vannacci. Nessuna sorpresa. Quello che mi preoccupa è che un pensiero così “piatto” alimenti rivendicazioni di libertà di pensiero od orgoglio di appartenenza. Con temi come libertà di pensiero questo libro non ha nulla a che fare, perché nel nostro paese non esiste nessuna censura e nessuna lobby in grado di imporre un pensiero unico».

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