Edilizia vicino al baratro

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Dopo la grande accelerata, ora il mondo dell’edilizia romagnolo sta seriamente rischiando di finire in un baratro. Quando dall’inizio dell’anno le banche hanno interrotto l’acquisto dei crediti fiscali derivanti dai bonus e superbonus, il sistema si è di fatto paralizzato e con esso una fetta importante dell’economia che, dopo anni di profondo rosso, aveva trovato nelle ristrutturazioni agevolate dal Governo una spinta per la ripartenza, e non solo post Covid (dato che il comparto, nella sua interezza, era in crisi da ben prima della Pandemia). Cosa potrebbe accadere se dai palazzi del potere non dovessero decidere al più presto per un ripristino delle attività, lo ha ben delineato nei giorni scorsi la Cna nazionale, che ha parlato di 33mila imprese italiane a rischio fallimento. Il dato è il risultato di un sondaggio che l’associazione di categoria ha eseguito su tutte le province del territorio nazionale, andando a raccogliere i problemi e soprattutto i rischi che le imprese del settore stanno correndo.

Lorenzo Zanotti, Davide Ortalli e Massimo Mazzavillani – rispettivamente presidenti di Cna Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna – sono unanimi nel dire che il caos nasce dalle improvvise modifiche normative effettuate sui bonus edilizi. «Quando le imprese hanno fatto le progettazioni – spiega Zanotti – avevano preso come punto di riferimento le procedure previste in quel momento. Le aziende avrebbero quindi potuto fare lo sconto in fattura, per poi cedere il credito a un intermediario finanziario». Il castello ha però iniziato franare a febbraio di quest’anno, quando Poste Italiane e Cassa depositi e prestiti hanno annunciato il congelamento delle operazioni di cessione del credito, in conseguenza delle indagini della guardia di finanza che avevano mostrato troppi lati opachi attorni ai lavori realizzati coi bonus. La maxi-frode scoperta dalla Gdf di Rimini ha fatto il giro d’Italia. Così come quella di Perugia.

La fotografia odierna

A nulla è valso che, poche settimane dopo lo stop, Poste Italiane abbia ripreso la normale operatività. La prima tessera del domino era ormai caduta e con essa hanno iniziato a crollare tutte le altre. Il Governo Draghi – che non ha mai nascosto le sue perplessità sulla manovra degli incentivi edilizi – all’inizio dell’anno è intervenuto stringendo le normative sulla cessione e, a quel punto, le banche, che ormai avevano riempito i loro cassetti fiscali, hanno iniziato a chiudere i propri sportelli alle imprese del comparto edile. «La situazione è davvero molto pesante – assicura Mazzavillani di Cna Ravenna –, perché le imprese che hanno beneficiato dello sconto in fattura adesso hanno dei crediti nel cassetto fiscale che non riescono a tramutare in liquidità». Ci sono società con esposizioni che vanno dai 20mila euro, fino ad oltre 1 milione. Denaro che ora si trova parcheggiato nei cassetti fiscali senza possibilità alcuna che possa essere ceduto a qualcuno.

Proprio per questo Cna chiede l’intervento immediato del Governo, che la prossima settimana sarà proprio impegnato alla Camera nella discussione del decreto aiuti, dove l’associazione spera che possa trovare posto una norma per consentire alle imprese di conservare i crediti nei propri cassetti fiscali (la scadenza è infatti fissata per la fine di quest’anno) in attesa di trovare un compratore.

Il denaro in calo

C’è però un “ma” da considerare, ed è questo: le operazioni sono state fatte per la maggior parte l’anno scorso e all’inizio di quest’anno, quando i tassi di interesse erano sottozero. Ora che la Bce ha deciso di alzare i tassi di interesse, il costo del denaro salirà, con la conseguenza inevitabile che, anche se la cessione dei crediti dovesse essere sbloccata, gli importi riconosciuti sarebbero minori e gli impegni presi, molto probabilmente, oggetto di rinegoziazione. «In ogni caso – interviene Mazzavillani – meglio meno che niente, dicono i nostri associati. Perché il rischio è proprio quello di non riuscire a incassare un solo euro». In una situazione come questa, interviene Davide Ortalli, numero uno di Cna Rimini, «il blocco dei cantieri è la prospettiva quasi meno dolorosa, perché il rischio più alto rimane quello delle aziende che saranno costrette a chiudere». La speranza di molti, arrivati a questo punto, è che Cassa depositi e prestiti torni ad acquistare crediti fiscali.

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