L'edilizia sta riprendendo fiato, assunzioni in aumento a Ravenna

Ravenna

RAVENNA. L’edilizia emiliano-romagnola sta, poco a poco, riprendendo fiato. Quanto emerge dai dati raccolti da Ance, Associazione nazionale costruttori edili, fa ben sperare molte persone che, da anni, cercano di mandare avanti un settore che sembrava non potersi più rialzare dalla crisi. Dei valori che riguardano sia la regione che Ravenna per il 2019 non ci si può che rallegrare, soprattutto quando comparati a quelli registrati nell’ultimo decennio.

Era il 2008, infatti, quando una forte depressione economica colpì a mano aperta l’intero sistema commerciale e lavorativo mondiale, sferzando un fendente ancor più sonoro su aree interessate da grossi ricircoli di denaro, come quella delle costruzioni.
Ci vollero più di sette anni per arrivare ad una stabilizzazione che escludesse un bilancio completamente in rosso per il contesto edile italiano e, in particolare, dell’Emilia Romagna.

Crescono le assunzioni

Ora una “timida e lenta ripresa” si sta facendo sempre più forza tra la realtà imprenditoriale del territorio. Un primo indice di miglioramento si è notato con l’aumento delle assunzioni: nei primi nove mesi del 2019 gli operanti, a livello regionale, sono cresciuti del 3.2%, arrivando a toccare quota 11.700 solo nella nostra provincia, che in tutto conta 3521 imprese edili con, in media, tre dipendenti l’una.
Sempre nel Ravennate, poi, ci sono state 3.474 compravendite di abitazioni, un 10,1% in più rispetto al 2018.

C’è da dire, in questo caso, che per un buon 90% questi episodi di acquisto e cessione di immobili, anche negli altri capoluoghi di provincia, sono risultati relativi all’usato, ma la statistica denota comunque un frangente di incremento positivo.

Innovare e qualificare

«L’edilizia ravennate – spiega Davide Conti, segretario provinciale di settore per la Cgil –, nonostante gli accenni di progresso, rimane in seria difficoltà, anche a causa del crollo di grandi aziende come la Cmc. Le imprese sono per lo più di piccolo taglio e tra loro si contano anche diversi artigiani titolari di partita Iva, ma che non hanno dipendenti. La notizia sulla compravendita di usato su larga scala – continua – mi rincuora. Non solo il mercato dell’invenduto è saturo, ma ulteriori costruzioni comporterebbero un consumo eccessivo del suolo, provocando ripercussioni a livello ambientale. Occorre innovare e riqualificare ciò che è già esistente».

Concessione dei mutui

Tornando alle statistiche, l’unico dato in evidente discesa per la città bizantina è attinente alla concessione dei mutui: l’edilizia non residenziale ne risente del 33,9%, mentre quella volta alle unità e ai complessi abitativi del 17,3%. In calo anche i prestiti alle famiglie: 10,9% in meno dall’anno precedente.
«Ciò che concerne l’erogazione di un piano di prestito con interesse – fanno sapere da Ance – non dipende direttamente dal settore delle costruzione, ma dal sistema bancario. La diminuzione, quindi, non è consequenziale a nessun fattore in gioco all’interno del settore stesso».
Inoltre, a livello regionale (i dati per ogni singola provincia non sono stati pubblicati), un accento è stato messo sugli investimenti destinati alle costruzioni, in aumento del 2,9%, che confermano una dinamica positiva che si ripete da tre anni.
Infine, il numero di bandi di gara varati dalle varie amministrazioni pubbliche è salito del 6,1%.
Sicurezza e qualità della vita
«Il settore delle costruzioni emiliano-romagnolo – dichiara il presidente di Ance, Stefano Betti – da alcuni anni sta uscendo dal lungo periodo della crisi, seppure con ritmi e valori ancora molto distanti da quelli che hanno preceduto il 2008. La strada verso la risalita è perciò lunga e complessa e necessita di scelte e interventi che possano consolidare la ripresa. Non sono più rimandabili opere per garantire la sicurezza e la qualità della vita dei cittadini, utili a rendere il patrimonio infrastrutturale adeguato alle esigenze delle persone e delle attività economiche».

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