Il futuro di molte imprese italiane passa dal ricambio generazionale e dalla capacità di non disperdere patrimoni produttivi e competenze quando il titolare decide di chiudere o andare in pensione. È qui che entra in gioco il modello cooperativo, capace di trasformare una crisi in un’opportunità di continuità. Confcooperative, attraverso la rete dei suoi referenti territoriali e nazionali, sta lavorando per accompagnare questo delicato passaggio, aiutando lavoratori e collaboratori a rilevare le aziende in difficoltà e a farle rinascere come cooperative.
Pierpaolo Baroni, funzionario di Confcooperative Romagna e referente nazionale dell’organizzazione per i workers buyout, ha illustrato lo scorso 21 ottobre questo percorso durante un incontro pubblico a Ravenna, al quale hanno partecipato anche l’assessore regionale Giovanni Paglia, i rappresentanti delle associazioni artigiane e delle professioni economiche. L’obiettivo è semplice ma ambizioso: offrire ai lavoratori una strada concreta per evitare che imprese sane e radicate sul territorio chiudano per mancanza di ricambio.
«Il modello cooperativo non è ancora conosciuto a sufficienza dai lavoratori e dagli imprenditori - spiega Baroni -. Quello che noi possiamo fare è offrire un’alternativa, mettendoci a disposizione nei casi in cui un’azienda rischia di fermarsi. Abbiamo costruito un’organizzazione in grado di accompagnare le persone che vogliono passare da dipendenti a imprenditori, aiutandole nel cambio di prospettiva e di responsabilità che questo comporta».
Il passaggio non è mai semplice: richiede consapevolezza, fiducia reciproca e, soprattutto, la capacità di guardare oltre le difficoltà immediate. «C’è tanta paura nel compiere questo passo, specialmente quando viene a mancare il titolare e i dipendenti devono fare un salto in avanti. Ma unendo le forze e le competenze si può trovare la strada giusta, e in questo Confcooperative può dare il supporto necessario».
Uno degli strumenti principali è il Workers buyout, la formula con cui i lavoratori rilevano l’azienda e la trasformano in cooperativa. «Dopo l’incontro abbiamo ricevuto almeno una decina di richieste da parte di imprese interessate. Il tema è caldo e urgente: è una sfida che il mondo della cooperazione deve affrontare con determinazione».
Le difficoltà, naturalmente, non mancano. Spesso la prima è di natura economica, ma secondo Baroni si tratta di un ostacolo più psicologico che reale. «Il vero problema non è la mancanza di risorse, perché la finanza cooperativa può intervenire. La vera sfida è diventare un gruppo unito, con obiettivi comuni. All’inizio forniamo orientamento e consulenza, poi con la formazione accompagniamo le persone a diventare imprenditori consapevoli. L’importante è non fermarsi davanti al muro, ma iniziare a salire i gradini, uno alla volta».
Confcooperative Romagna, in particolare, ha attivato un team tecnico che segue passo dopo passo le imprese interessate a intraprendere questo percorso, con un approccio che parte dall’ascolto. «Abbiamo un pool di tecnici molto preparati, che ci consente di intervenire rapidamente per individuare criticità e soluzioni. In più possiamo mettere in campo la finanza necessaria per affrontare i passaggi chiave della trasformazione».
Il modello cooperativo, sottolinea Baroni, non vuole sostituirsi all’imprenditoria privata, ma può diventare una leva strategica per la competitività e l’innovazione. «Il nostro modello ha competenze tecniche, capacità organizzativa e strumenti finanziari che possono agevolare i processi di passaggio generazionale. Non siamo l’unica soluzione, ma possiamo avere un ruolo importante per il futuro del tessuto produttivo. Il nostro compito è non lasciare indietro nessuna azienda sana».
In un territorio come quello romagnolo, dove la cultura del lavoro e della solidarietà è radicata, la cooperazione può dunque diventare una chiave per garantire continuità, occupazione e sviluppo. E, come ricorda Baroni, «non possiamo permetterci di perdere per la strada aziende che funzionano: ogni impresa salvata è un pezzo di comunità che resta in piedi».