Nasce Confcooperative Romagna-Estense: un colosso da 610 cooperative tra Romagna e Ferrara

Nell’ex Chiesa di San Giacomo a Forlì lo scorso 10 novembre è nata Confcooperative Romagna-Estense, la nuova architettura della rappresentanza cooperativa frutto della fusione tra Confcooperative Romagna e Confcooperative Ferrara. Un passaggio considerato storico, sancito dal voto di oltre 500 delegati e pensato per rafforzare la voce del movimento cooperativo in un’area vasta e articolata. La nuova realtà rappresenta oggi 610 cooperative, 43mila addetti e un territorio composto da 94 Comuni e 1,5 milioni di abitanti.

Alla guida, eletto per acclamazione, Roberto Savini, faentino, presidente del Gruppo Cofra e di Confcooperative Consumo e Utenza, che sottolinea come la fusione non sia solo un’operazione amministrativa, ma un percorso di crescita condivisa. La sede centrale sarà a Ravenna, mentre tutte le sedi provinciali resteranno operative. «Tengo a ribadire - inizia - che tutte le sedi territoriali rimarranno aperte: la vicinanza ai cooperatori è un principio irrinunciabile. In questi primi giorni ho registrato una grande collaborazione e un forte senso di responsabilità da parte di tutti. Ringrazio chi ha fatto un passo indietro, come Mauro Neri e Michele Mangolini, che continuano comunque a offrire piena disponibilità e supporto».

Presidente Savini, lei ha indicato l’integrazione come parola chiave di questa nuova fase. Cosa significa concretamente unire due territori che già funzionavano?

«Gli elementi nuovi sono principalmente tre. Il primo riguarda la rappresentanza, che diventa più forte e autorevole: l’unione ci rende più robusti e ci permette di valorizzare meglio le diverse professionalità presenti. Il secondo è il consolidamento delle filiere - dall’agroalimentare al lattiero-caseario fino all’ittico - che già collaboravano e che ora potranno contare su un coordinamento ancora più solido. Il terzo è l’efficientamento delle strutture, una semplificazione che aumenta la capacità di risposta dell’organizzazione».

Il Bilancio di sostenibilità ha avuto un ruolo centrale in assemblea. Quali indicazioni avete raccolto?

«La sostenibilità è parte integrante del nostro modo di operare. Parliamo di energia - dagli scambi produttivi al fotovoltaico - di economia circolare, dal recupero dei sottoprodotti agro-industriali al riutilizzo delle sostanze dei suoli, fino alla sostenibilità economica, che per noi significa generare ricchezza stabile nel territorio. Il Bilancio conferma che le cooperative stanno investendo con continuità su questi fronti».

Quali saranno le priorità operative nei primi dodici mesi di Confcooperative Romagna-Estense?

«Servirà un dialogo costante con amministrazioni, università, istituzioni economiche e realtà locali. Il 2025 porterà l’attuazione del Piano per l’economia sociale, che richiede alle cooperative di muoversi in modo coordinato e con una visione ampia. Continuità, ascolto e progettazione condivisa saranno fondamentali per non disperdere il patrimonio costruito in questi anni».

In quali settori la nuova associazione può incidere più rapidamente sulla competitività territoriale?

«Il pilastro resta l’agroalimentare, la nostra ossatura più solida. Accanto a questo ci sono le cooperative di produzione e lavoro, dalla ristorazione ai servizi, che rappresentano centinaia di imprese e migliaia di occupati. E naturalmente la cooperazione sociale, che affronta temi come povertà, anziani, disabilità. Su questi ambiti il nostro ruolo è da protagonisti dell’economia sociale, non da comprimari».

Guardando ai prossimi cinque anni, quale segno distintivo vuole lasciare Confcooperative Romagna-Estense sul territorio?

«Un ruolo centrale lo avranno le nuove generazioni. Serve ricambio nella classe dirigente e, allo stesso tempo, la capacità di generare nuova cooperazione entrando in ambiti che oggi sono ancora poco esplorati: tecnologia, energia, nuovi servizi per le utenze. Innovazione, competenze fresche e attenzione ai cambiamenti saranno i cardini del nostro percorso».

Con un territorio così ampio, come cambierà il rapporto con le istituzioni locali e regionali?

«Le nostre aree, Ferrara e la Romagna, non hanno ancora raggiunto i livelli economici di altre province della regione. Per recuperare serve una forte unità di intenti con tutte le istituzioni. Penso al turismo, alla portualità, alle infrastrutture: collegamenti stradali e ferroviari, Zona logistica semplificata, Alta velocità. Sono temi che non possiamo più rimandare. Da parte della Regione ho visto grande disponibilità e noi continueremo a confrontarci con tutte le amministrazioni comunali, consapevoli del ruolo che rappresentiamo e del rispetto che meritiamo».

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