«L’editoria al bivio: senza indipendenza economica, non ci può essere libertà di stampa»

Tempi duri per tutto il comparto dell’editoria. Sempre alle prese tra le incertezze normative, il mancato pieno sostegno dello Stato e le sfide future. Lo conferma Salvatore Sangermano, riconfermato ai vertici dell’editoria, in qualità di componente sia del Consiglio Nazionale che della Giunta esecutiva dell’Unione Stampa Periodica Italiana (Uspi) che associa oltre mille testate periodiche cartacee e online, fondata nel 1953 con l’obiettivo di rappresentare e assistere gli editori, nelle trasformazioni ed evoluzione del comparto.
Tempi duri per l’informazione in generale, e per tutti gli attori in campo, editori, giornalisti e l’intero sistema distributivo. Ma non abbiamo gli anticorpi per reagire?
«Le crisi nell’editoria sono periodiche e ci sono sempre state. Non voglio sembrare pessimista ma credo che occorra agire in fretta anche perché oggi i cambiamenti sono velocissimi e richiedono risposte immediate. Un esempio per tutti è dato dall’intelligenza artificiale. Nel comparto editoriale se ne è parlato verso la fine del 2022 e nei mesi scorsi il quotidiano “ Il Foglio” a titolo esemplificativo, ha pubblicato un inserto di 4 pagine interamente realizzato dall’IA. Ciò a dire che nel giro di poco tempo l’evoluzione è stata rapidissima. Tralasciando i benefici del suo utilizzo in campo giornalistico per ricavare dati, tabelle, si aprono nell’immediato diversi problemi nel mondo editoriale. In presenza di una crisi del settore, la possibilità di utilizzare questa nuova frontiera, può portare a sostituire in parte il lavoro giornalistico (aspetto occupazionale), ma si aprono anche questioni legate alla qualità dell’informazione. Dalla necessità di regolamentarne l’uso nelle redazioni, a quella di informare il pubblico sull’utilizzo che se ne è fatto. C’è insomma anche un grande bisogno di investire sulla formazione. Per fare questo servirebbero risorse economiche che gli editori non hanno a disposizione. Teniamo sempre presente che negli anni ‘90 si vendevano circa 6 milioni di copie, oggi poco più di un milione.»
Di fronte a queste situazioni così complesse, l’Uspi di cosa si occupa?
«Da tempo si occupa dell’intero comparto dell’informazione, cercando di anticipare i tempi delle trasformazioni e al contempo, assicurando servizi adeguati ai propri associati, come la consulenza legale ed editoriale, la transizione e la digitalizzazione e la partecipazione ai bandi di finanziamento del settore. Sicuramente uno dei traguardi più significativi raggiunti è stata la sottoscrizione del contratto giornalistico (Figep-Uspi) per la sostenibilità del costo del lavoro giornalistico. Ciò ha permesso di far emergere il cosiddetto lavoro precario e sottopagato e la regolamentazione del lavoro autonomo. Altro aspetto che Uspi affronta quotidianamente riguarda la necessità di far crescere la cultura del futuro dell’informazione intesa come formazione, etica e di qualità. Di fronte a cambiamenti epocali ai quali stiamo assistendo, molti editori hanno “fermato le macchine” o sono sbarcati solo sul web, ma sappiamo che l’online non è redditizio come il cartaceo».
E allora che fare per provare a invertire la tendenza?
«L’associazione, oltre all’impegno sui temi sopra richiamati, è impegnata affinché lo Stato intervenga anche con un sostegno pubblico congruo e certo a favore delle imprese del settore. Come richiamato in più occasioni dal segretario generale dell’Uspi, avvocato Francesco Vetere, alla fine degli anni ‘70 grazie a una legge dello Stato (L.416/81) si assistette ad un importante sviluppo tecnologico e a una regolamentazione di tutto il settore, prevedendo oltre alle agevolazioni postali e al credito di imposta sull’acquisto della carta, anche contributi pubblici per 5 anni a fronte di determinate condizioni: garanzie occupazionali, regolarità contributiva. In particolare veniva riconosciuto il diritto soggettivo, ossia la garanzia della continuità nell’accesso ai contributi, alle imprese editoriali che ne avevano i requisiti. Questa legge fu poi rifinanziata di 5 anni in 5 anni fino alla fine degli anni ‘90. Poi sparì il diritto soggettivo, gli importi venivano stabiliti annualmente con tagli di fondi continui e incertezza sulla durata. Non è difficile quindi capire come questa costante incertezza e i tagli conseguenti abbiano portato le imprese editoriali al livello di difficoltà attuale. Non dimentichiamo che il tutto si traduce anche in rischi sulla qualità dell’informazione e sulla libertà di stampa. Senza indipendenza economica, non ci può essere libertà di stampa. Ancora oggi gli editori navigano a vista. E’ di pochi mesi fa la definizione del fondo per il sostegno, da parte del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria. Sono stati stanziati solamente 82 milioni di euro, largamente insufficienti, a fronte dei circa 500 milioni, stanziati in passato, che dovrebbero servire per sostenere edicole, distribuzione, editori, e offerta formativa. Di fronte a questa situazione occorre continuare a chiedere con forza che venga approvata una legge strutturale di sistema che definisca, una volta per tutte, risorse, durata e regole chiare. Ricordo che l’Uspi partecipa attivamente agli incontri con il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria. Occorre la volontà politica. Oltre alla richiesta e alle battaglie sul sostegno pubblico, l’Uspi si sta occupando di formazione agli editori sulle tematiche dello sviluppo tecnologico e in collaborazione con l’Università, sta costruendo momenti formativi, sugli aspetti relativi alla produzione di contenuti, anche alla luce dell’IA e del forte impatto dei social media. Al fine di non disperdere il ricco patrimonio del mondo editoriale, di garantirne l’aggiornamento, favorire la riflessione e ricevere contributi importanti di chi opera nel settore, da alcuni mesi Uspi ha dato vita ad una casa editrice “Uspi editore”. Diversi sono già i saggi pubblicati ed il catalogo si sta ulteriormente arricchendo».
A livello locale come è organizzata l’Associazione?
«In ogni regione è presente un rappresentante “Fiduciario Regionale”, nominato dal Consiglio Nazionale. Nella nostra regione sono stato riconfermato io, insieme a Fabrizio Gherardi, che si occupa prevalentemente dell’area emiliana. A livello locale incontriamo periodicamente rappresentanti della Regione che si occupano di questi temi. Nei giorni scorsi, abbiamo incontrato la Sottosegretaria, Manuela Rontini, per parlare del finanziamento della legge regionale a sostegno dell’editoria e le campagne di comunicazione regionali».