In calo gli allevamenti di suini «La causa? Costi e burocrazia»

In Romagna stanno diminuendo sempre di più gli allevamenti di suini. Vi sono più cause: il mancato ricambio generazionale, la redditività altalenante e mediamente bassa, la burocrazia, la mancanza di manodopera e, da ultimo, l’alluvione del maggio scorso. La conferma viene da Andrea Antoniacci, allevatore e responsabile filiera suinicola di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini. «Il 2023 è stato un anno di luci e ombre - esordisce Antoniacci - con prezzi record da un lato, ma anche costi alti che hanno limitato la redditività. E, soprattutto, la produttività è diminuita in termini di capi allevati: gli allevamenti diminuiscono e sono sempre meno coloro che vogliono affrontare un lavoro che è comunque impegnativo oltremisura».

Il fattore che ha tenuto (e tiene) gli allevatori col fiato sospeso è legato alla peste suina. Nel nord Italia sono stati riscontrati cinghiali con la malattia e il pericolo che possa diffondersi negli allevamenti è latente e non impossibile. «Abbiamo fatto investimenti per limitare al massimo i rischi di diffusione delle malattie - spiega Antoniacci -. Gli allevamenti devono essere isolati dall’esterno e ogni persona che entra ed esce deve attenersi alle procedure di sanificazione. Anche tutti gli automezzi devono essere controllati e subire disinfezione e per tali operazioni servono apposite piazzole. Si tratta di misure per la biosicurezza che sono giuste, ma che hanno dei costi che vanno a incidere sui bilanci».

In Romagna, storicamente, gli allevamenti sono stati realizzati quasi tutti in zone collinari o montuose, e solo in pochi casi sono in pianura. «La disposizione logistica complicata fa aumentare i costi: un conto è avere un allevamento non lontano dall’autostrada o dalle strade statali, un conto in collina in una zona con strade strette, tortuose e afflitte dalle frane come quest’anno».

Fra l’altro, il tema del benessere animale sta continuando a impattare il settore. Premesso che è doveroso avere strutture e gestioni atte affinchè gli animali non siano in condizioni di stress, a volte le direttive europee sembrano molto più preoccupate al benessere animale rispetto alla sopravvivenza economica dell’allevatore. «Vi sono norme che, per essere rispettate, prevedono l’abbattimento degli allevamenti datati e il rifacimento ex novo. Ma nessun allevatore può permettersi di rifare, di questi tempi, un capannone - chiosa Antoniacci -. In generale, in Europa manca carne di suino - conclude il responsabile - per questo i prezzi si mantengono mediamente alti. Purtroppo l’inflazione ha aumentato il costo di ogni fattore produttivo, per cui non è così semplice far quadrare i bilanci».

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