Emilia-Romagna. In 10 anni perse 7.500 imprese del commercio

Economia & Business
  • 25 marzo 2024

BOLOGNA. Nel 2023 le vendite del commercio in Emilia-Romagna al dettaglio sono moderatamente aumentate (+1,4%), un risultato positivo trainato da iper, super e grandi magazzini che hanno incrementato le vendite del +6,6%. In tutti i settori del commercio al dettaglio il volume d’affari è stato ben al di sotto dell’inflazione. Una fragilità che si riflette sulla tenuta della rete de commerciale. Lo scorso hanno aperto 1.618 imprese di commercio al dettaglio, a fronte di 2.974 cessazioni: il saldo è, dunque, negativo per 537 unità. Negli ultimi otto anni solo il 2021 si è chiuso con più aperture che chiusure. E’ quanto emerge dal rapporto sull’andamento del comparto realizzato da Unioncamere. Nei punti vendita specializzati in alimentari il volume d’affari è aumentato mediamente del +1,6%, a fronte di un incremento dei prezzi del 9,4%. Nel commercio non alimentare le vendite sono diminuite (-0,3%), rispetto ad un incremento del 4,2% dei prezzi al consumo. Andamento analogo per le vendite al dettaglio di abbigliamento e accessori che hanno subito una flessione dello 0,9% rispetto ad un aumento dei prezzi per abiti e calzature del 3,3%. Le vendite dei prodotti per la casa e elettrodomestici sono diminuite del -0,7% rispetto all’aumento del 5,9% dei prezzi per i mobili, articoli e servizi per la casa, che comprendono anche gli apparecchi domestici. Le strutture della piccola distribuzione hanno diminuito il volume d’affari dell’1%. Quelle di media dimensione lo hanno aumentato del +1,2%, ma si tratta di un ritmo della crescita dimezzato rispetto al 2022. Quelle di maggiore dimensione hanno visto crescere le vendite del +3,9%, valore lievemente maggiore rispetto a quello del 2022, ma comunque inferiore rispetto all’aumento medio dei prezzi (+5%).

In dieci anni la base imprenditoriale del commercio al dettaglio regionale è diminuita di 7.540 imprese (-15,8%) portandosi a quota 40.212. «La riduzione a cui si è assistito testimonia della lunga serie di difficoltà affrontate dal settore del commercio al dettaglio a seguito dei cambiamenti strutturali interni, dello sviluppo del commercio elettronico e dei cambiamenti di comportamento dei consumatori», spiega Unioncamere. In parallelo le variazioni nella normativa hanno contribuito ad un aumento vertiginoso delle società di capitale (+42,1%, +1.601 imprese). Tre imprese del commercio al dettaglio su quattro sono ditte individuali, ma sono diminuite in dieci anni del 18,8%. Sempre meno anche le società di persone diminuite di più di un quarto rispetto al 2013 (-2.879 imprese), mentre consorzi e cooperative hanno sostanzialmente mantenuto invariata la base imprenditoriale allo 0,4%.

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