Dozza, cade accusa a consigliera: "Nessuna diffamazione"

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Nessuna diffamazione, ma legittimo diritto di critica. Si potrebbe sintetizzare così, in attesa della pubblicazione della sentenza con le relative motivazioni, il pronunciamento del Tribunale di Bologna sul post che la consigliera comunale di “Insieme per Dozza” Julia Porcellini aveva pubblicato su Facebook per criticare apertamente il rapporto stretto fra l’Amministrazione Albertazzi e l’Associazione musicale dozzese, destinataria – a suo dire privilegiata – di bandi comunali. Post che aveva portato a una querela da parte dell’intera Giunta e del presidente del Consiglio comunale, ma anche a una condanna con decreto penale a un’ammenda di 500 euro da parte del giudice per le indagini preliminari, contro cui la consigliera ha fatto opposizione.

«Il fatto non sussiste»

«Il giudice ha riconosciuto l’insussistenza del fatto, come chiesto dalla difesa – commenta Andrea Barone, avvocato che ha assistito la Porcellini – in quanto la condotta della imputata doveva essere considerata quale esercizio del diritto di critica e non diffamazione ai danni degli amministratori». Anzi, «la Porcellini ha detto la verità – rilancia – perché la critica concerne le decisioni dell’Amministrazione riguardo l’organizzazione delle attività culturali del borgo».

«Niente da festeggiare»

«Devono smettere di prendere in giro i loro concittadini, perché c’è ben poco da festeggiare – replica Luca Albertazzi, primo cittadino di Dozza –. Chiunque dotato di un minimo di buon senso, se va a leggere quello che ha scritto la Porcellini e che ha fatto scrivere nei commenti sulle proprie pagine da altre persone, e da cui lei non ha preso le distanze, è oggettivamente offensivo, non solo di chi amministra, ma anche delle famiglie di chi amministra. E questo, in un contesto civile, non dovrebbe succedere».

Da parte sua, la Giunta non ha mai commentato in alcuna maniera il decreto di condanna che la consigliera ha subito in prima istanza. Dunque, aggiunge il sindaco, «ha tanto da festeggiare nel dire che un giudice ritiene che questo non sia tale da condannarla, ma ha comunque offeso della gente? Ecco, la domanda che lascio ai cittadini è questa. I cittadini hanno già poi risposto, più e più volte, a livello elettorale (il post risale al primo mandato di Albertazzi, ndr), quindi non è questo. Però non si capisce perché si debba andare sull’offesa personale. Quando prevale il rancore rispetto alla politica, siamo su un piano differente».

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