Rimini: «Ciao, sono Michael Bolton». Ma non è vero e le soffia 15mila euro

Rimini

È stata raggirata da uno sconosciuto che le ha fatto credere di essere un famoso artista, il suo idolo musicale. Prima di rivolgersi alla polizia postale una donna riminese di sessantacinque anni, assistita dall’avvocato Cristiano Basile, ha versato più di quindicimila euro nel giro di pochi mesi a un truffatore senza scrupoli. Lo sconosciuto si è insinuato nella sua vita, attraverso un gruppo Facebook di fan di Michael Bolton, fingendosi il cantautore statunitense in persona: ovviamente il vero Michael Bolton è estraneo ai fatti e ignora perfino l’esistenza della signora riminese. La donna però non ha avuto dubbi che fosse davvero lui quando, nel mese di novembre, le è arrivato un messaggio privato da quello che diceva essere il suo idolo. Il messaggio, invece, proveniva da un falso account “Michael Bolton”. Niente di più di un saluto cortese. «Un breve cenno di riscontro e consenso rispetto a un post da me pubblicato nel gruppo» racconta la donna, tutt’altro che una sprovveduta, nella querela. Al primo messaggio, però, ne seguono altri, sempre cortesi ed educati, ma via via più confidenziali. «L’interlocutore mi raccontava di sé, della sua vita e dei concerti che avrebbe dovuto tenere se non ci fosse stato il Covid, ma nello stesso tempo chiedeva di me, si interessava ai miei stati d’animo, alla mia famiglia, riempiendomi di complimenti». Lusingata da tanto interesse, su richiesta del finto Michael Bolton, ha intensificato i contatti su WhatsApp. Con il passare del tempo le conversazioni sono diventate quotidiane, al punto che la signora le cancellava regolarmente per evitare che il marito, scoprendoli, potesse insospettirsi. Infine, la trappola. L’impostore le racconta di avere investito i proventi di una serie di concerti in una “compagnia assicurativa” che però a causa del Covid stava fallendo: racconta di non poter ricevere direttamente il denaro per il “clamore mediatico” che la vicenda avrebbe avuto. Chiede così la disponibilità alla fan riminese di ricevere lei il denaro e trattenerlo fino alla fine delle restrizioni sanitarie: «Verrò io stesso a riprendere i soldi, così ci conosceremo di persona». È a questo punto che entra in scena un’altra “figura”, una fantomatica responsabile di una ditta di spedizione internazionale. Per sbloccare il pacco fermo alla dogana all’aeroporto di Roma bisogna pagare. Il finto Bolton la invita subdolamente a lasciare perdere, dice che le dispiace doverla coinvolgere visto che lui non più inviarle il denaro necessario perché il suo conto milionario è “congelato” in quanto cointestato all’ex moglie. La sessantacinquenne così mette da parte i dubbi e paga in tre tranche la somma richiesta, ma la truffa va avanti. Spunta infatti una mail che la accusa di finanziare il terrorismo: per evitare l’arresto servono altri ventunomila euro. La donna vive gli ultimi due mesi nel terrore, poi si rivolge all’avvocato Basile e, tramite il legale, alla polizia postale di Rimini. In preda all’angoscia e con quindicimila euro in meno. «Casi così - commenta il legale - meritano una risposta efficace: oltre che per il danno economico anche per le conseguenze psico-fisiche che ingenerano nelle vittime».

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