Dodi Battaglia al processo a Rimini: "Calunniato, ecco la verità"

Rimini

«Volevo molto bene a mia zia, dopo la sua morte non mai più messo piede in casa sua a Misano, figurarsi se mi sarei mai permesso di portarle via i quadri che aveva in casa. Si tratta di accuse false, quel giorno non ero in Romagna, anche se adesso dopo questi anni non ricordo se mi trovassi a Milano o magari in tournèe». Dodi Battaglia, chitarrista dei Pooh, le canta ai suoi accusatori, a processo per calunnia. Non sa spiegarsi la ragione dell’acredine degli imputati nei suoi confronti, ma farlo passare per un ladro proprio no. Assistito dall’avvocato Antonio De Rensis, lo stesso della mamma di Pantani, si è costituito parte civile contro gli imputati: la badante ucraina della povera zia e un amico misanese della straniera. Stando al capo d’imputazione i due - difesi dagli avvocati Luca Greco e Sonia Raimondi - accusarono falsamente, sapendo di mentire, Dodi Battagli del furto di una ventina di quadri d’autori, messo a segno da ignoti nell’abitazione della zia, dopo la sua morte. La badante, che ha cinquantanove anni, si presentò in caserma affermando di aver trovato le pareti dell’abitazione della povera signora spoglie di tutte le tele regolarmente appese quando era in vita. Opere d’autore e di valore, a suo avviso, di cui fornì un dettagliato inventario. Quindi aggiunse anche di essere in grado di individuare gli autori del saccheggio, grazie alla testimonianza di un vicino (l’amico misanese, appunto). Questi raccontò di aver visto gli autori del furto in azione e di avere riconosciuto tra loro Dodi Battaglia, la sua compagna e un avvocato che negli ultimi tempi era amministratore di sostegno dell’anziana. La deposizione della badante fu smontata dalle indagini dei carabinieri: i militari scoprirono infatti che l’uomo, all’epoca legato sentimentale alla ucraina, il giorno del presunto furto - nel febbraio 2015 - non era neppure a Misano. La circostanza l’avevano chiarita i suoi stessi fratelli. Erano stati loro, infatti, a notare dei movimenti davanti alla casa della zia del cantante, ma non avevano riconosciuto nessuno e tanto meno il noto cantante. Ne avevano parlato con il congiunto solo in un secondo momento. Dietro alla vicenda penale, però, c’è anche un contenzioso civile, ancora in sospeso, che vede contrapposti civile tra l’artista e la badante. Se n’è parlato anche ieri in aula: il giallo di un doppio testamento che vedrebbe entrambi beneficiari “esclusivi” della casa e dei beni lasciati dalla defunta. In quello nelle mani di Battaglia, secondo il giudizio civile di primo grado (appellato dal musicista) la data sarebbe stata ritoccata. L’ultimo testamento, quindi, sarebbe quello - sottoscritto davanti a un notaio - che rende la badante unica erede. Ma l’ultima parola è ancora lontana da scrivere.

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