Docufilm, le coste siciliane alle prese col cambiamento climatico

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Se da una parte l’uomo continua a produrre e a riversare gas a effetto serra nell’atmosfera, dall’altra gli oceani ne mitigano gli effetti. L’oceano è un “regolatore del clima” per il Pianeta. Dal 1970, ha assorbito il 93% del calore in eccesso sulla Terra, limitando così il riscaldamento dell’atmosfera. Ma questo avviene a caro prezzo per gli oceani. “2100. There’s no time to waste” è il documentario prodotto e diretto da Fabrizio Antonioli, associato all’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr (Cnr-Igag), e Thalassia Giaccone, della Stazione Zoologica Anthon Dohrn, e sceneggiato da Martina Camatta che cerca di accendere il riflettori su questo problema. Il docufilm, attraverso i contributi e le interviste di scienziati ed esperti, racconta e descrive gli effetti che i cambiamenti climatici, passati e attuali, hanno prodotto sia sugli ambienti, sia sulle risorse naturali in 26 siti emersi e sommersi delle coste siciliane. Da segnalare che due terzi dei siti illustrati sono stati oggetto di pubblicazioni scientifiche dei produttori.

“2100”, proiettato nei giorni scorsi al Cnr, è anche un parametro importante: è l’anno che la scienza utilizza per simulare scenari ambientali futuri attraverso la proiezione dei dati raccolti fino a oggi. Il documentario vuole dunque aiutarci a comprendere i cambiamenti che potrebbero avvenire sui nostri mari e le nostre coste nel prossimo futuro. Cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica al cambiamento delle proprie abitudini.

«2100 rappresenta una occasione importante per avere una proiezione di ciò che avviene nel mondo della biodiversità e sui fondali marini e quali saranno le conseguenze del cambiamento climatico. È importante dibattere su quali azioni il mondo della scienza può compiere sia per sensibilizzare la cittadinanza su questo tema sia per porre in essere azioni per invertire la rotta e cercare di fermare questo inesorabile cambiamento climatico» ha spiegato la presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza. «Ci sono cambiamenti che sono di tipo graduale e altri di tipo discontinuo, discontinuità che per essere colte hanno bisogno di tempo» ha aggiunto il Direttore del Dipartimento di scienze del sistema terra e dell’ambiente del Cnr, Fabio Trincardi. «Per esempio gradualmente si riduce l’estensione del ghiaccio marino in Artico. Di colpo ci ritroveremo un aumento forte di temperatura quando questo ghiaccio estivo non si formerà più».

L’autore e regista Fabrizio Antonioli ha raccontato la genesi del docu-film e la soddisfazione per un riscontro che ha superato decisamente le aspettative. Con un investimento di 13 mila euro il film è arrivato a competere nei festival internazionali, ottenendo due primi posti e un secondo posto. E «in un grande film festival in California siamo arrivati tra i primi 12 documentari, nessuno dei quali aveva un budget inferiore ai 500mila euro».

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