Dito mozzato in discoteca a Milano Marittima, processo da rifare

Cervia

Dopo la discussione in cui le varie parti avevano presentato le proprie richieste, mancava solo la sentenza per chiudere il processo che vede imputato per lesioni colpose l’ex Ad del Pineta di Milano Marittima: nell’aprile del 2017 nella sua discoteca una ragazza di Predappio, che allora aveva 22 anni e frequentava la facoltà di Conservazione dei beni culturali a Ravenna, perse un dito della mano, che rimase impigliato in una griglia mentre scendeva dal cubo su cui stava ballando. Ma per sapere a chi darà ragione il giudice Tommaso Paone bisognerà ancora aspettare: la questione di nullità procedurale sollevata due settimane fa dall’avvocato Massimo Martini, difensore dell’uomo, è stata infatti accolta e ora bisognerà riascoltare i vari testimoni. Insomma, il processo deve essere rifatto praticamente da capo. All’origine della richiesta di Martini vi era la constatazione che, nei casi in cui le lesioni colpose siano state determinate da una violazione delle normative sulla sicurezza sul lavoro, la titolarità dell’accusa spetta a un magistrato togato. E proprio a questo riguardo, come sostenuto dall’avvocato Martini anche in sede di discussione, il procedimento in questione «è stato trattato fin dalle indagini come un caso di infortunio sul lavoro», eppure a susseguirsi in aula nel corso delle varie udienze sono sempre stati presenti vice procuratori onorari. Una questione formale, dunque, che l’avvocato della difesa ha saputo cogliere quasi in extremis. A questo punto risulteranno decisive le tempistiche con cui proseguirà il processo: la prossima udienza è stata fissata per la metà di gennaio 2023, quando mancherà circa un anno e mezzo perché il reato cada in prescrizione. Una possibilità, questa, che non è da escludere a priori: per arrivare alla data di ieri erano infatti state necessarie più di dieci udienze, ma va considerato anche il fatto che nel frattempo erano sopraggiunte le problematiche organizzative legate allo stato di emergenza pandemico. E così, come è stata annullata l’istruttoria, saranno da riformulare anche le richieste presentate dalle parti nella discussione che aveva avuto luogo all’inizio di giugno: se Martini aveva chiesto per il proprio assistito l’assoluzione, l’accusa aveva invece optato per una pena pecuniaria da 600 euro. Una cifra che l’avvocato Martelli, a tutela della studentessa costituitasi parte civile, aveva moltiplicato per cento, chiedendo un risarcimento da 60mila euro.

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