Discoteche, appello ai sindaci della riviera romagnola per aprirle

Rimini

RIMINI. Si torna a parlare di riaprire le discoteche dopo il mega party di sabato notte a San Marino dove 2700 hanno ballato (The Vibe is on). Anche alcuni sindaci stanno chiedendo di riaprire le discoteche, e il presidente del sindacato dei locali da ballo dell'Emilia-Romagna, Gianni Indino, oggi stressa il concetto e manda a dire che se non arrivano risposte "siamo pronti a restituire le licenze". I primi cittadini di varie parti d'Italia, spiega, "iniziano ad uscire dal guscio e a richiedere l'apertura delle discoteche", che "non sono solamente parte integrante dell'economia del nostro Paese, ma anche della società, e non si capisce davvero il motivo per cui siano rimaste le uniche imprese chiuse e senza data per organizzare la riapertura". E se "si susseguono incontri istituzionali, dichiarazioni propositive di medici e di politici di ogni ordine e grado, di fatto nulla si muove in concreto". Intanto però, lamenta Indino, i giovani "la notte bivaccano in strada e in spiaggia acquistando alcol a basso costo e ballano dove capita". Ecco perché "i sindaci di tutta la costa della Romagna, da nord a sud", si devono affiancare "pubblicamente" alla richiesta di riaprire. "Non basta più stare alla finestra". Indino ha anche chiesto un incontro al prefetto di Rimini Giuseppe Forlenza per "fare insieme delle considerazioni sulla situazione che si sta creando sul nostro territorio e su come i locali possano diventare un supporto". Se l'estate è appena arrivata, prosegue il presidente, "la situazione sembra già farsi complicata, tra abusivismo che impera con feste e ballo in ogni luogo, con gli assembramenti che ne derivano senza possibilità di controllo, con episodi incresciosi che si ripetono in parecchie aree e in varie città". Le discoteche sono in grado di gestire grandi numeri, con luoghi controllati e cocktail "a un prezzo tutt'altro che economico". 

E "i giovani si ritroveranno e si divertiranno nei locali, con le regole e i controlli interni che da sempre mettiamo in atto, a cui ora possiamo aggiungere anche quelli relativi al Covid aprendo a persone in possesso del Green pass". Se non arriveranno risposte, conclude, a livello nazionale si sta ipotizzando di restituire le licenze e di mettersi a lavorare abusivamente, come sta succedendo praticamente ovunque. "Se è questo l'unico modo per aprire, seguiremo anche questa strada".

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