Bellaria, disabile costretto a fare il prelievo del sangue sul marciapiede

«I prelievi del sangue a Bellaria? I disabili li fanno sui marciapiede». È un fiume in piena il cinquantenne domiciliato nella città di Panzini e inchiodato sulla carrozzina da quarant’anni a seguito di un tuffo in mare sfociato in tragedia.

La vicenda

«A pochi giorni al Ferragosto – racconta – mi sono recato per un semplice esame del sangue al centro prelievi di via De Gasperi, una struttura convenzionata con l’Ausl». Ma ad attenderlo c’è un’amara sorpresa, un prelievo fatto sul marciapiede tra la gente che passa e la fila che si allunga. Una scelta del tutto contraria alla privacy, visto che, lamenta, è necessario «riferire all’infermiere dati anche personali o relativi allo stato di salute». Il tutto, prosegue ancora, «in barba alle norme igieniche e con qualche imbarazzo considerando che c’è da togliersi la camicia». Aggiunge che non gli è stata prospettata un’altra soluzione ma se non altro «il portico preserva tutti dal sole o dalla pioggia». Non c'erano alternative «così almeno hanno detto, perché un ladro aveva scassinato l’ingresso principale, a cui si arriva tramite la rampa di alluminio, e per motivi di sicurezza si poteva entrare solo dall’altra porta, quella off-limits per chi ha problemi motori». Ma il cinquantenne non ci sta e, pur riconoscendo la gentilezza dei sanitari, reputa che sarebbe bastata qualche ora non un mese «per comprare un’altra pedana o smontare e ricollocare altrove quella esistente».

Roba da terzo mondo!

Alla sua segnalazione si aggiunge quella di un altro disabile che di recente ha affidato a Facebook la sua amarezza: «Pensavo di averle viste tutte ma mi sbagliavo. Roba da terzo mondo!». A fargli eco provvede un’altra residente, svelando un episodio analogo registrato secondo lo stesso copione, il 16 agosto scorso. E c’è chi replica: «Finché le assicurazioni non saldano e coprono i danni, valutati ovviamente dal perito nessuno può toccare nulla. Per questo motivo la porta d’ingresso non è stata ripristinata subito». Tra le testimonianze fa capolino anche la voce di una dipendente che annuncia l’inizio «dei lavori per venerdì» (ieri, ndr), scusandosi perché per motivi tecnici e di autorizzazione non si è potuto fare diversamente. Intanto dopo il post, a mezzogiorno, la pedana era già piazzata sull’altro accesso. «Occorre Facebook, per far valere infine i nostri diritti?» chiede di rimando il disabile esasperato.

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