Dipendenti Ausl no vax sospesi, Altini: "Nessuna emergenza"

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Dipendenti dell’Ausl Romagna sospesi perchè si rifiutano di fare il vaccino anti Covid, medici e pediatri di base allontanati dai loro ambulatori per lo stesso motivo. Si amplia la platea dei sanitari no vax che solo in provincia di Rimini conta 41 medici sospesi, una settantina in Romagna.

Problemi nell’organizzazione dei settori ospedalieri? Lo chiediamo a Mattia Altini, dirigente sanitario di Ausl Romagna.

«Affatto, sono appena cento i dipendenti sospesi perchè non si sono vaccinati, su 17mila. E tra questi i medici si contano sulle dita di una mano. Anzi, direi che sono molto orgoglioso della risposta vaccinale del popolo sanitario della Romagna».

Nessun reparto o settore è in sofferenza?

«No perchè i sanitari sospesi provengono da vari ambiti, su circa 200 strutture complesse non esiste al momento alcun cluster. Semmai i problemi potrebbero venire se la sospensione si prolungasse dopo il 31 dicembre. In quel caso dovremo sapere come muoverci, attendiamo dunque un decreto del Governo, tenendo presente che non possiamo sostituire il personale sospeso».

E’ accaduto che qualche sanitario sospeso ci abbia ripensato?

«Sì, per noi la sospensione decade non appena abbiamo avuto comunicazione della volontà di vaccinarsi. Non abbiamo lasciato una porta aperta, ma un portone, nessun ultimatum, speriamo sempre che maturi il senso di responsabilità».

E rispetto ai medici e ai pediatri di base sospesi? Cosa fa Ausl Romagna per garantire il servizio ai cittadini?

«Ci muoveremo ovviamente per garantire alle famiglie pronte risposte per il cambio del medico e contemporaneamente capire come coprire la zona carente anche attraverso le case della salute, sostenendo i pazienti e usando tutte le armi a nostra disposizione per evitare disservizi».

Non crede siano molti 41 medici no vax in provincia di Rimini?

«Bisogna distinguere l’attività dei medici sospesi, non mi risulta che siano perlopiù medici di famiglia. Si tratta di medici che hanno ambulatori privati, o in pensione che continuano l’attività saltuariamente, oppure di esterni a case di cura».

Come sta andando la campagna vaccinale in Romagna?

«Anche qui come nel resto d’Italia è rallentata, ci sono ancora fasce d’età da convincere, come ad esempio i 50enni. E non è ben comprensibile perchè evitino il vaccino, forse perchè si sentono in forma e pensano di non potersi ammalare».

I giovani invece come si comportano rispetto al vaccino?

«Stanno rispondendo bene, ora dovremo solo aspettare l’apertura delle scuole e capire come si muoverà l’andamento dell’epidemia».

E la situazione epidemiologica in Romagna?

«I contagi da ormai molte settimane non superano i 150, ricordo che ci sono stati mesi in passato in cui arrivavano a 900. E’ l’effetto vaccino che si ripercuote anche sui ricoveri, in terapia intensiva ci sono otto persone e gli ospedali sono ancora a livello verde. Per ora non ci sono problemi».

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