Devi essere bravo, ma non troppo: lo strano destino del collaudatore del Motomondiale

Dani Pedrosa torna in pista una tantum in Austria, come premio per un grande collaudatore e scelta strategica del team. Una mossa che fa tornare i riflettori su un ruolo che ha diverso valore e risonanza a secondo di chi lo interpreta e del marchio che lo sfrutta. Una lama a doppio taglio per i piloti: possibilità di rilancio e di gareggiare con i team migliori da una parte; il rischio di restare nell’anonimato e nell’ombra dei titolari dall'altra.

Lorenzo Savadori è passato da lì per diventare titolare nel Aprilia Gresini Racing in questo 2021 (soprattutto grazie all’impegno di Fausto Gresini e alla paura di tante stelline Moto2 di salire sulla RsGp, giudicata poco competitiva), ma la mossa riesce a pochi, anche in presenza di risultati. Lo scorso anno, incontrando Michele Pirro a Misano, a tavola, nel ristorante dell’autodromo, confessò che era meglio fare il test rider di un team ufficiale, con alcune wild card in sella a un mezzo competitivo, che essere il pilota di una squadra satellite, con una motocicletta non delle migliori e sempre alla rierca di sponsor. In effetti la sua esperienza è di successo: 5° a Misano nel 2017, 4° a Valencia l’anno successivo, spesso chiamato a sostituire i piloti infortunati anche nei team satellite (salire su una MotoGp e spingere al massimo non è certo facile). Insomma due o tre volte l’anno ha l’occasione di essere in un top team con i mezzi migliori e su piste su cui gira molto, come Misano e Mugello. Certo ricordiamo anche quando, a Misano alcuni anni fa, si qualificò meglio dei due piloti ufficiali e la sua Gp, in griglia, ebbe un problema tecnico, costringendolo a partire dai box. Tanti videro in “quell’infortunio” della sua Ducati, il desiderio di spianare la strada ai due piloti della squadra. Maldicenze? Probabile, ma non sicuro.

A volte il ruolo è misconosciuto, in altri casi no. Pedrosa, nei mesi scorsi, ha ricevuto i complimenti pubblici di Miguel Oliveira, il pilota più forte di Ktm, e anche di Danilo Petrucci, appena arrivato sul mezzo austriaco, per la capacità di sviluppare il mezzo e di spiegare come pilotarlo al meglio. In Austria lo porteranno non solo per fargli un regalo, ma per togliere punti alla Yamaha di Fabio Quartararo, aiutando Oliveira nella corsa al titolo: un’impresa interessante da guardare. “Camomillo”, come era soprannominato in modo impietoso dal commentatore Sky Guido Meda per la sua calma, è un grandissimo campione. Altri campioni sono Sylvain Guintoli, iridato Superbike e tester apprezzato della Suzuki che ha vinto lo scorso anno con Joan Mir. Ogni tanto, al francese, viene concessa qualche wild card o la partecipazione alla festa mondiale di Valencia dello scorso anno. Nel frattempo si prende la soddisfazione di vincere la 24 ore di Le Mans.

Il problema è che il collaudatore deve essere bravo, ma non troppo, per non rovinare i sonni dei titolari. Lo sa bene Marcellino Lucchi, pilota cesenate degli anni ‘80 e ‘90, che era il tester di Aprilia. Con la Rs 250 volava al Mugello nelle due wild card: due 2° e addirittura una vittoria dal ‘96 al ‘98. Questo mandava in crisi un giovanissimo Marco Melandri, impegnato dal 2000 con il marchio italiano a vincere il titolo (poi arrivato nel 2002). Marcellino la possibilità di correre un anno nel team ufficiale non la ebbe mai. Capitolo a parte sono i collaudatori Yamaha: lo scorso anno era stato ingaggiato Jorge Lorenzo, a cui fecero fare poi un solo test; quest’anno Cal Crutchlow che dopo non avere praticamente mai girato è stato finalmente chiamato a sostituire Morbidelli nella gara di ripresa della MotoGp.

In Ktm c’è anche Mika Kallio, altro pilota arrivato vicino a vincere un titolo senza riuscire, ma nella casa austriaca hanno grande rispetto per i propri piloti, mentre in Honda lavora Stefan Bradl, un altro campione del mondo e mica da poco: iridato Moto2 2011, battendo Marc Marquez. Dopo tre stagioni MotoGp con il team Honda Lcr (2° negli Stati Uniti nel 2013) e due in Aprilia, dal 2018 è il test driver del potente marchio giapponese. Nelle wild card e nelle sostituzioni per infortunio non ha mai ottenuto molto: 7° in Portogallo lo scorso anno, come miglior piazzamento. Ora si è proposto a Yamaha Petronas, perché è bello avere una delle motociclette più forti del lotto una tantum, ma meglio uscire dall’ombra. Così se Andrea Dovizioso deciderà di diventare collaudatore Aprilia, dovrà mettere in conto pochi momenti di luce e l’addio alle corse. A Noale sbagliarono già tutto alcuni anni fa: potevano scegliere fra Andrea Iannone e Dani Pedrosa, puntarono sul primo. Chissà se hanno capito la lezione…., vedendo la scelta di Maverick Viñales per il 2022 non parrebbe.

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