Deve stare vicino al figlio malato: i colleghi gli donano le ferie

Archivio

Tutta Rimini (e non solo) ha adottato e sta adottando simbolicamente il piccolo Oliver, il bimbo di 9 mesi colpito da una rarissima forma di Neurofibromatosi di tipo 1 che ne mette a grosso rischio l’esistenza. I medici e lo staff della Terapia Neonatale dell’Ospedale Infermi che assistono da mesi papà Francesco Gatta e mamma Valentina Pidamante nel difficile percorso socio-sanitario; i tantissimi cittadini che hanno immediatamente risposto presente al GoFoundMe lanciato giovedì mattina e che ieri alle 15 contava già 125 donazioni e 4.044 euro raccolti (chi vuole contribuire può farlo al link https://gf.me/v/c/gfm/un-aiuto-alla-famiglia-di-oliver ); i colleghi di lavoro del papà che hanno donato un bene altrettanto prezioso, il tempo per stare accanto al figlioletto malato regalandogli giornate di ferie visto che lui aveva esaurito le sue in questi primi mesi di esami e accertamenti vari. «Vogliamo ringraziare tutti di cuore per questa straordinaria mobilitazione generale. Non ci saremmo mai aspettati un tale coinvolgimento e una tale solidarietà: in primis l’intero reparto della Terapia Intensiva Neonatale attraverso la dottoressa Gina Ancora che ne è direttrice, la dottoressa Palma Mammoliti che ci ha preso in carico direttamente e l’assistente sociale Elisabetta Pillai che ci assiste e sostiene. Poi, le tante persone che ieri ci hanno chiamato per chiederci di cosa avessimo bisogno e che hanno fatto donazioni anche grosse su Internet. Inoltre, i colleghi di Francesco alla Formula Ambiente, che hanno donato e stanno donando giorni di ferie rinunciando alle loro: per non utilizzare il congedo parentale visto il bisogno economico, in questi mesi di viaggi ed esami con Oliver ha infatti già finito quelle 2022 e in anticipo quelle 2023 e sono già arrivati ad accumulare e regalargli 10 settimane a casa per stare accanto a nostro figlio» spiega mamma Valentina.

Alla Tin supporto medico, ma anche sociale

«Assistere bimbi e famiglie come nel caso di Oliver risponde all’organizzazione del lavoro che ci siamo dati come Terapia Intensiva Neonatale. Di raro in questa situazione c’è purtroppo la gravità della patologia (la Neurofibromatosi non è rarissima perché colpisce un bambino ogni 3.000 e dovremmo vederne uno all’anno, ma questa manifestazione tumorale così aggressiva in tenerissima età è quasi unica), mentre le risposte che stiamo cercando di dare sono quelle che fanno oramai parte del Dna della Tin: assistere i neonati e le famiglie non solo dal punto di vista sanitario, ma anche da quello sociale» spiega la direttrice del reparto Gina Ancora. «Trattiamo bambini - aggiunge - anche di fuori provincia e spesso i genitori devono stare diverso tempo al fianco dei figli in reparto e fronteggiare situazioni che vanno dalle possibili difficoltà economiche alla necessità di assistenza ai fratellini o di sistemazione logistica: da quest’anno, grazie al direttore del Distretto Mirco Tamagnini il nostro team multi-professionale si è arricchito di una nuova figura, un’assistente sociale con noi un giorno a settimana, e questo è davvero un aiuto prezioso in più per noi e per tutti. Ci coadiuva infatti nel ricevere informazioni e nel dare sostegno alle famiglie, consentendoci di assistere al meglio sia le mamme e i papà che gli altri figli a tutto vantaggio del bimbo in cura alla Tin. Nel caso di Oliver, visto che ha una patologia rarissima con cure sperimentali che fanno in pochissimi centri, non potendo dare risposte mediche ci siamo presi in carico l’aspetto sociale e cioè l’aiutare sia con le procedure burocratiche che con il supporto economico, con la sistemazione dei fratellini e nel cercare ospitalità nei soggiorni a Roma durante i ricoveri al Bambin Gesù: li teniamo dentro una rete e questo fa parte del nostro prenderci cura».

L’assistente sociale citata dalla direttrice Gina Ancora è Elisabetta Pillai, responsabile dell’Area Sociale Interdipartimentale dell’Isdia e dei Presidi Ospedalieri. «Da quest’anno collaboro con la Terapia Intensiva Neonatale e sono parte del gruppo gruppo socio sanitario che prevede anche una psicologa. C’è infatti una salute sanitaria, ma anche una salute sociale e noi ci occupiamo del supporto alle famiglie con la messa in rete di informazioni, servizi e opportunità interfacciandoci con i vari territori visto che a volte si tratta di nuclei che vengono da fuori Rimini» spiega, entrando quindi nella situazione in essere: «Nel caso di Oliver c’è stato un grande lavoro di supporto a 360 gradi grazie a cui si è cercato di sostenere i genitori nei viaggi a Roma, con gli altri due figli (come Tin si fanno accordi con i Centri Estivi dei vari Comuni), nella richiesta del papà nell’azienda in cui lavora che sta vedendo i colleghi donare tanti dei loro giorni di ferie. Un po’ in tutto e per fortuna tutti stanno dando una grossa mano».

Infine, la famiglia di Oliver ci tiene a ringraziare Alessandra Montesi, «la psicologa che ci sta aiutando ad affrontare la situazione».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui