Democrazia è quando Mihajlovic parla

Si leggono commenti orribili sulle (legittime) dichiarazioni di voto pro Salvini di Sinisa Mihajlovic. La prima cosa da dire è che la vera notizia sarebbe stata il contrario: ovvero che un amico della Tigre Arkan (capo delle milizie serbe accusate di pulizia etnica e crimini di guerra nel conflitto della ex Jugoslavia) avesse – come Julio Velasco, ad esempio – deciso di simpatizzare per Bonaccini.
Ma il punto è un altro: qualunque siano le simpatie politiche dell’allenatore del Bologna nessuno è autorizzato a insultarlo e tantomeno a rinfacciargli ingratitudine verso quel sistema sanitario che lo sta curando (gratis) con professionalità ed esiti per fortuna positivi.

C'è poi chi dice, invece, che avrebbe fatto meglio almeno a stare zitto. Cosa, anche questa, che lascia intendere una bizzarra idea di democrazia.
Perché mai, infatti, in un regime che si dichiara democratico dovrebbero esserci persone che “farebbero meglio a stare zitte”?
La sensazione è che da entrambe le parti ci sia bisogno di calma. Sia tra quelli che nel delirio di questa strana campagna elettorale vorrebbero introdurre nel nostro ordinamento il processo con “rito citofonato”, sia tra chi predica bene contro l’odio in politica, ma rischia di razzolare male sul caso Mihajlovic.
Le campagne elettorali come noto passano, le comunità restano.
Il giudizio sulle persone (che si chiamino Mihajlovic, Velasco, Sacchi o Guccini) muta inevitabilmente quando emergono le loro idee politiche, ma il rispetto no. Quello deve comunque rimanere.
Viene in mente quella bellissima frase una volta in voga soprattutto a Ravenna: «Abbiamo combattuto per riconquistare la libertà di tutti: per chi c’era, per chi non c’era e anche per chi era contro di noi».
Bello ricordarla nei giorni in cui ricorre il 12esimo anniversario della morte di chi la pronunciò: Arrigo Boldrini, partigiano e deputato meglio noto col nome di battaglia di Comandante Bulow.
Lui, a differenza del comandante Arkan, la guerra l’ha fatta per la democrazia e la pace (di tutti).
Lui sì che questa terra l’ha liberata davvero.

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