Delitto Ilenia, Arianna complice inconsapevole del padre

Chiunque fosse stato in possesso delle chiavi del garage, per entrare avrebbe avuto bisogno di qualcuno che dall’interno togliesse i ganci di sicurezza della porta. Claudio Nanni lo sapeva, come sapeva che era abitudine dell’ex moglie chiuderli tutte le notti. Arianna - questo il ragionamento della Procura - serviva dunque per due motivi: assicurarsi che la madre fosse in casa da sola, e rimuovere quei chiavistelli prima di uscire dalla porta del seminterrato. Il suo scendere di casa dopo il messaggio delle 5.57 inviatole dal padre («ci sei?») dà il via al cronometro degli ultimi istanti della 46enne.

La ricostruzione del delitto

Il killer di Ilenia entra dopo le 5.59, orario della partenza di Nanni e della figlia. Sale direttamente al terzo livello, il primo piano, entra nella camera da letto della donna e la aggredisce, probabilmente indossando dei guanti. «Chi sei, cosa vuoi?». Sono le parole che alle 6.05 arrivano nella camera da letto adiacente, dove la fidanzata di Arianna sta dormendo. In quel frangente l’auto di Nanni oltrepassa il varco del casello di Faenza e un minuto più tardi l’ospite darà l’allarme chiamandoli. La giovane si affaccia e vede la sagoma di spalle dell’intruso che sta scendendo di corsa le scale. Ilenia riesce a sottrarsi a un primo probabile tentativo di strangolamento. Scappa, ma raggiunta, inizia a lottare. È sulla pedata del quarto gradino tra il piano notte e il soggiorno che una goccia di sangue sembra indicare una ferita riportata dal sicario. Le tracce restanti sono i segni della mattanza: il capo sbattuto contro il pavimento, i capelli strappati, un orecchino staccato dal lobo. L’assassino la trascina poi giù in cucina dove la sgozza con un coltello in ceramica, lo stesso usato dalle due ragazze la sera prima cucinando per i loro 3 anni di anniversario. Pare insomma che l’arma del delitto sia proprio quella lama di 16-17 centimetri abbandonata in fretta e furia nel lavello alla prima scampanellata dei vicini.

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