Delitto di Faenza. La vanga, la valigia e l'acido: così volevano fare sparire il corpo di Ilenia

Faenza

All'udienza di ieri a Ravenna sull'assassionio di Ilenia Fabbri le analisi tecniche non si fermano alla casa di via Corbara. Vengono mostrati ai giudici (accanto al presidente la collega Antonella Guidomei e la giuria popolare) i reperti che Barbieri, interrogato il 17 marzo, ha fatto ritrovare agli inquirenti della squadra mobile, coordinati dal sostituto procuratore Angela Scorza: si tratta della mazza in teflon getta nella scarpata della corsia nord dell’A14, all’altezza del cavalcavia 51 tra Imola e Faenza, usata il giorno del delitto. Ma soprattutto il trolley alto 80 centimetri con dentro una vanga, e le tanichette d’acido rinvenute nel magazzino dell’autofficina di Nanni, in via Forlivese; per l’accusa sono la prova di altri due precedenti tentativi di uccidere la 46enne, andati a monte tra settembre e ottobre 2020, con un diverso pieno omicidiario. Infine la buca di 40x103 centimetri scavata sotto il ponte della ferrovia vicino al Lamone, che avrebbe dovuto nascondere il corpo sfigurato di Ilenia, sufficientemente piccola (155 centimetri) per essere chiusa dentro la valigia e sparire per sempre.

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