Il confronto tra artisti contemporanei è una delle “cifre” stilistiche dell’Augeo, la galleria d’arte di corso d’Augusto diretta da Matteo Sormani. Anche per la mostra che si apre sabato 15 (inaugurazione alle ore 18) e si protrarrà fino al 12 novembre, sono due gli artisti che espongono le loro opere in un confronto tutto incentrato sul colore da cui il titolo “Declinazione di colore”. La riminese Elisabetta Angeli (42 anni) e il ravennate Andrea Tardozzi (32) hanno infatti una visione diametralmente opposta: lei schematica, di “segno” grafico, come la sua formazione, e lui invece libera come appunto “Gocce libere”, nome che usa per la sua pagina Instagram.
Angeli è una grafica pubblicitaria e da 20 anni si occupa di eventi come “Giardini d’autore”, “Al meni” e “Matrioska”: «Io non dipingo – afferma – faccio illustrazioni al computer che poi rifinisco a mano con alcuni dettagli. Ho proposto cose diverse negli anni, anche ritratti di personaggi famosi, paesaggi, tinte piatte, colori un po’ spenti. Dalle mie prime serie su paesaggi e tuffi, sono andata sempre più verso una visione artistica. Proprio Matteo Sormani mi ha spinto a fare dei quadri».
E aggiunge: «Mi piace ci sia sempre una figura nelle mie opere, un personaggio che contrasta con il resto. Io gioco con i colori e con i font. La mia formazione l’ho trasformata in arte, facendo venire fuori i personaggi. Tra questi e il fondo c’è uno studio, tutto deve avere un senso».
Angeli ha già esposto a “Gradara contemporanea” e in una collettiva all’Augeo. Ha anche collaborato col pittore Luca Giovagnoli e creato alcune serigrafie poste sulla facciata dell’hotel Madison a Miramare e al Palacongressi.
Andrea Tardozzi viene invece dall’ingegneria meccanica, lavora in Lamborghini. Una strada in parte segnata dall’appartenenza a una famiglia di amanti dei motori (il padre è un noto dirigente sportivo della Ducati). Un background tecnico che è stato anche per lui una base per lo sconfinamento nell’arte: «Il lavoro in azienda non mi ha dato modo di sfogare la mia creatività, fino a fine 2018. Ma in realtà fin da piccolo avevo una certa creatività. Poi ho visto delle creazioni artistiche e mi sono chiesto se anch’io ne fossi capace. Così sono andato all’Obi, ho comprato cavalletto e colori e ho iniziato, da perfetto autodidatta. Ho iniziato a sperimentare con supporti e colori di risulta, stabilizzando il lavoro con acrilico su tela».
Che tipo di opere realizza? «Composizioni astratte, macchie di colore che mi permettono una completa libertà di espressione, non ci sono limiti legati al raggiungimento di un risultato perfetto, ma solo lo sviluppo di un profondo processo creativo. Il mio scopo è uscire dal controllo e lasciarsi andare, fluire liberamente. Spesso mi faccio influenzare dalla musica: la mano si muove guidata dalle emozioni che la melodia provoca. In un mondo dove si cerca il controllo di ogni aspetto, metto in queste opere la mia più pura e libertà creativa».
Una grafica, un ingegnere e il colore visto e usato in modi diametralmente opposti: una mostra di contrasti tra stili diversi e sensibilità artistiche fortemente perseguite, tutte da scoprire attraverso opere che colpiscono l’occhio ma anche il nostro immaginario.