Debutta "Bimbolink": il sistema trova-bimbi inventato a Cesena

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Perdere un figlio piccolo in un contesto particolarmente affollato è l’incubo di ogni genitore. Lo è stato anche per Alessandro Pistocchi, programmatore cesenate, che ha pensato di usare le sue competenze per provare a sviluppare uno strumento che potesse aiutare i genitori in queste situazioni. Quello strumento si chiama “Bimbolink” e dopo mesi di lavoro è pronto a un suo primo debutto sperimentale.

Può capitare anche ai genitori più attenti, specie in contesti molto affollati, di perdere di vista i propri figli e che questi finiscano per perdersi causando non poco spavento a chi li aveva in custodia. È successo recentemente a Cesenatico, ci sono volute due lunghissime ore prima di ritrovare il bimbo che nel frattempo aveva vagato per quasi due chilometri. Ma quello delle spiagge della riviera romagnola è tutto sommato un contesto “privilegiato”, fa notare Pistocchi: «I bagnini ormai hanno un’organizzazione tale che consente, nei casi di smarrimento di mobilitarsi rapidamente e di ritrovare i bambini prima che si allontanino troppo. Ma cosa succede se il bambino, invece che perdersi di giorno sulla spiaggia di Rimini, si perde di sera nel centro di Rimini? O nel centro di Firenze o di Londra?».

L’esempio di Londra non è casuale. Se a “Bimbolink” Pistocchi lavora da qualche mese, l’origine dell’idea risale a qualche anno fa, proprio mentre si trovava a Londra con la moglie e i figli. È laureato in matematica, e il suo percorso con l’informatica non è dei più ordinari. ha lavorato in diversi ambiti: sviluppo di software, app mobile, realtà aumentata. nel suo curriculum ci sono collaborazioni che spaziano dal mondo della moda alla casa di giochi Toca Boca.

Quello che ha ideato è un sistema sicuro e “leggero” al tempo stesso, che potrebbe facilmente diventare di uso comune ben oltre i confini italiani. Per chi lo utilizza il sistema di basa su un Qr code: i genitori hanno una tesserina con un Qr code, che va abbinato con quello dei braccialettini che invece verranno messi ai bambini. I braccialettini sono di quelli usa e getta, che spesso vengono utilizzati anche nei festival o nei parchi divertimento per riconoscere chi ha già pagato. Una volta fatto l’abbinamento e messo il braccialettino al bambino, nel caso in cui si smarrisse chiunque lo trovasse non dovrebbe fare altro che inquadrare il codice sul braccialetto con il proprio smartphone per accedere a un portale dove senza che sia necessario aggiungere alcun dato personale si può lasciare un messaggio al genitore, spiegando dove si trova il bambino. Quel messaggio potrà leggerlo solo il genitore inserendo il pin creato al momento dell’attivazione. Sia il Qr code del genitore, che i braccialetti dei bambini potranno essere cambiati quando si vuole, basta semplicemente ogni volta rifare l’accoppiamento tra i nuovi codici.

«Non è necessario scaricare alcuna applicazione, e questo rende il sistema - fa notare Pistocchi - compatibile con qualsiasi cellulare, e il fatto che non si debba inserire alcun dato lo rende sicuro per tutti». Questo è un aspetto su cui ha lavorato tantissimo, approfondendo le implicazioni in termine di privacy, aspetto su cui lo ha aiutato molto l’avvocato Andrea Baldrati, e lavorando sui sistemi di criptaggio sotto il profilo tecnologico: «I messaggi che arrivano sul sistema può leggerli solo il titolare del Qr code inserendo il suo pin, nessun altro può, nemmeno io».

Ora Alessandro Pistocchi è pronto a condividere e mettere alla prova il suo Bimbolink: «In questa prima fase sarà possibile testarlo gratuitamente - spiega -. La pagina Facebook dedicata al progetto spiega come fare per provarlo. Se questo test funziona, attiverò un crowdfunding per finanziare la campagna di marketing per farlo conoscere». «Non è un sistema che fa miracoli, di fronte a un caso di rapimento, ad esempio, sarebbe inutile, ma è l’ho pensato per aiutare a ridurre un po’ lo spavento e a risolvere più in fretta i casi più semplici».

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