Nel 2022 la provincia di Ravenna ha subìto una crescita dell’indebitamento familiare del 9,1% rispetto all’anno precedente, la più alta in Italia. Un picco che stacca infatti di quasi tre volte la media nazionale, che nello stesso anno, al 31 dicembre, ha registrato un aumento del 3,5%. Il dato emerge dalla ricerca della Cgia, la Confederazione generale italiana dell’artigianato, che ora lancia l’allarme sul rischio usura.
L’ombra degli strozzini
In generale, l’indebitamento medio delle famiglie del Paese ha segnato un nuovo record, raggiungendo i 22.710 euro per nucleo familiare, che vanno a comporre appunto il picco mai raggiunto prima dei 595,1 miliardi di euro. Questi numeri allarmano sulla possibile recrudescenza dell’usura, un fenomeno che potrebbe coinvolgere sempre più persone in cerca di aiuto finanziario nei momenti di difficoltà economica. E’ vero, rimarca la Cgia, che il fenomeno sia «da tempo in calo». Tuttavia non è escluso che l’incremento dei debiti e il bisogno di liquidità crei nuove occasioni per gli strozzini di sfruttare che si trova in condizioni economicamente difficili, offrendo facili prestiti che mascherano in realtà tassi di interesse esorbitanti e pratiche coercitive che non risparmiano minacce e violenze pur di rientrare in possesso delle somme cedute. «Un fenomeno carsico» difficile da contrastare, in quanto le vittime spesso esitano a denunciare per timore di ritorsioni.
Le cause
La Cgia sottolinea che, nonostante la situazione critica, il livello attuale di indebitamento familiare è ancora sotto controllo, sebbene l’aumento dipenda anche dall’inflazione, dall’incremento del costo dei mutui e dall’impennata delle bollette. Parte delle cause la attribuisce anche alla forte ripresa economica che ha caratterizzato il biennio 2021-2022. Le aree provinciali con maggiore esposizione economica, spesso associate a redditi più alti, sembrano essere inoltre le più coinvolte nell’indebitamento. Ma è importante notare che anche nuclei familiari delle fasce sociali più deboli possono trovarsi in difficoltà finanziarie. Eppure Il maggiore indebitamento di questi territori potrebbe andare di pari passo con grandi investimenti immobiliari avvenuti in anni recenti, ascrivibili a famiglie con un buon tenore di vita. Il Mezzogiorno invece, nonostante la situazione «meno critica» rispetto al resto del Paese, ha ancora un peso significativo dell’indebitamento nelle fasce più vulnerabili della popolazione. E i dati dell’Istat dimostrano come le crisi economiche dal 2008 in poi abbiano ampliato il divario tra poveri e ricchi, aumentando il numero di famiglie in difficoltà economica.
Secondo il rapporto, i più esposti al rischio usura, sono artigiani, negozianti e partite iva, che più di altri soffrono la restrizione delle maglie dei prestiti bancari. Per contrastare questa tendenza, la Cgia suggerisce di incentivare l’accesso al Fondo per la prevenzione dell’usura, tuttavia poco utilizzato e poco conosciuto.
Le province più e meno colpite
Guardando alle aree geografiche più colpite, il primato ravennate si affianca a quello della provincia di Milano, che guida la classifica dell’indebitamento medio (35.342 euro, +5,1%) , seguita da Monza-Brianza e Bolzano. D’altra parte, Enna si posiziona come la provincia con il debito medio più basso.
Se il debito delle famiglie cresce, l’inflazione di luglio rallenta leggermente a Ravenna, ma la città si conferma purtroppo una dove il costo della vita è cresciuto di più in questi mesi.
Come emerso dai dati Istat pubblicati in questi giorni dal Corriere Romagna, nel mese scorso si registrato un calo dell’inflazione al 6,3%, quindi in leggera diminuzione rispetto al mese precedente (6,5%). Anche in questo caso, però, il livello è più alto rispetto al dato italiano, il cui indice si assesta al 5,9%.