Davide Shorty al teatro Petrella di Longiano: l'intervista

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Stasera alle 21 il teatro Petrella di Longiano ospita Davide Shorty (1989), cantautore, rapper, cultore della musica che si è fatto conoscere nel 2015 a X Factor e nel 2021 al Festival di Sanremo con “Regina”.

“Straniero duo” è la proposta che si esalta nella bomboniera longianese per qualità acustica variegata del progetto e vena narrativa e politica propria di questo palermitano trapiantato a Londra. Claudio Guarcello lo accompagna a piano e tastiere.

“Straniero” è il titolo del primo disco del 2017; è poi seguita l’esperienza discografica con il collettivo torinese Funk Shui Project, fino alla pandemia che ha spinto Shorty a riprendere personali progetti e a farli convogliare nel disco “Fusion” uscito un anno fa; tredici tracce di parole concettuali, determinate, in stile rap, sorrette da musicalità soul e, appunto, fusion, tema conduttore del concerto che lo riporta in Romagna dopo quello estivo a Rimini.

Al di là dei gradimenti dei fan, la prima fortuna di Shorty è stata di avere avuto presto idee chiare su cosa fare da grande. È così Shorty?

«Sì, sono stato fortunato a capire fin da ragazzino che la mia strada sarebbe stata la musica; neppure avevo un piano B, fatto questo che spaventava tanto mia madre. Sentivo un’urgenza comunicativa che ho scoperto grazie al rap, e che mi ha spinto a produrre musica. Mi sono innamorato di quel modo così diretto di comunicare in rima, con giochi di parole, con incastri, un gioco che per me è diventato una terapia, un modo per realizzarmi e per riflettere sui tempi che scorrono attorno a me».

Il teatro in che modo ha influito nella sua formazione?

«Ho iniziato a fare rap grazie al teatro. Quand’ero dodicenne i miei genitori, appassionati di teatro, mi portarono a vedere “Il berretto a sonagli” di Pirandello dove recitavano con una compagnia amatoriale. Quando ascoltai il monologo di Ciampa, fatto da Piero Pollarolo, per me un po’ come uno zio, in un silenzio totale, rimasi folgorato e pensai: vorrei creare la stessa cosa, vorrei che le parole dei miei testi risuonassero allo stesso modo. Il gioco del dualismo, della ricerca interiore, è da sempre presente in me. Così oggi poter ricreare in uno spettacolo musicale un fare anche teatrale, è di grande soddisfazione. I siciliani del resto hanno attitudine all’intrattenimento».

Poi arrivò il trasferimento a Londra, metropoli di riferimento musicale, ma lontana dal calore respirato da un italiano del sud.

«Vivo a Londra da tredici anni; ero conosciuto musicalmente nel mio contesto siciliano, ma ho sentito il bisogno di uscire dalla comfort zone, desideravo imparare l’inglese e scrivere canzoni in inglese, ho impiegato un po’ ad abituarmi al clima, ma la voglia di fare parte di un movimento internazionale è prevalsa».

In che modo è cresciuto nell’ambiente musicale inglese?

«A Londra ho studiato, ascoltato, incontrato grandi musicisti; direi che è stato il potermi circondare di veri talenti che mi ha permesso di maturare e imparare un certo linguaggio. Londra mi ha insegnato prima di tutto ad ascoltare, ad assorbire tante influenze musicali, a respirare, a prepararmi. Ed è stato lì che mi capitò di vedere un’audizione di X Factor con la mia ragazza di allora. Perché non provare? Così feci ed è stato il pretesto per tornare in Italia e continuare a fare musica».

Che tipo di concerto vedremo?

«Sarà uno show intimo pensato per una platea ristretta ma vicina nel sentire. Sono contento che l’uscita dall’inverno ci consenta di tornare a vivere, dopo che chi ci governava ha ritenuto che musica e cultura fossero le ultime delle preoccupazioni».

Euro 16-13
Info: 0547 666008

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