Dante 700: la Madonna in trono torna a casa

L’attesa mostra “Dante. Gli occhi e la mente. Le arti al tempo dell’esilio”, cuore delle manifestazioni organizzate a Ravenna per celebrare il settimo centenario dantesco, si arricchisce di un ulteriore prestigioso prestito dal parigino museo del Louvre.

Si tratta della Madonna in trono con bambino, opera databile tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, proveniente, secondo le ricostruzioni dello storico Corrado Ricci, dalla prima sepoltura di Dante Alighieri. Dopo la morte, infatti, il poeta venne sepolto in una cappella adiacente le mura della chiesa di San Francesco, nota come “Cappella della Madonna”, che conservava il prezioso altorilievo marmoreo. L’opera venne rimossa e depositata temporaneamente nei locali delle scuole pubbliche – il palazzo già sede dell’Istituto Verdi in via Pasolini – in occasione della realizzazione del mausoleo progettato da Camillo Morigia. Se ne persero tuttavia ben presto le tracce, fino al 1860, quando risulta acquistata dal barone francese Jean-Charles Daviller, che alla sua morte, nel 1884, la lasciò al Louvre. Da allora dunque la statua della Madonna manca da Ravenna, sebbene la città ne conservi un calco in gesso, esposto presso il Museo Dantesco, donato dal museo parigino a Ravenna in occasione del sesto centenario nel 1921.

«La proposta forte di Ravenna per le celebrazioni dantesche – ha sottolineato il sindaco Michele De Pascale in occasione della presentazione – era di esplorare l’arte ai tempi di Dante. Da lì è partito il sogno di riportare questa opera a Ravenna. Il senso di questo prestito è, da un lato, un tributo a Dante, ma è anche il segno della fratellanza e dell’amicizia fra il popolo francese e quello italiano. Un grande regalo che il Louvre e la Francia fanno a Ravenna e a tutto il popolo italiano».

«Un simbolo di fratellanza – ha ribadito l’ambasciatore di Francia in Italia, Christian Masset – fra due paesi che mettono la cultura al più alto livello. Lavoriamo insieme ad una ripartenza nel segno della cultura, e insieme rifioriremo».

La mostra, promossa dal Comune di Ravenna, assessorato alla Cultura, e organizzata dal Museo d’arte della città di Ravenna, sarà aperta dal 24 aprile al 7 luglio nella chiesa di San Romualdo, attigua alla Biblioteca Classense, e curata da Massimo Medica, direttore del Museo civico medievale di Bologna.

La Madonna in trono con bambino costituisce la tappa conclusiva del percorso espositivo, che idealmente segue l’esilio dantesco e il suo viaggio fra le città italiane. «Si tratta – racconta Medica – di una delle pochissime testimonianze della produzione scultorea tra fine Duecento e inizio Trecento. Un’opera di grandissima importanza che dà conto di come i modelli bizantini vengano in quell’epoca reinterpretati con un linguaggio e una sensibilità tipicamente occidentali». Si tratta, con ogni probabilità, dell’opera di maestranze veneziane, attive a Ravenna oppure su commissione di ravennati. Già in passato, durante una mostra al Louvre, la Madonna in trono era stata paragonata alle sculture che adornano la basilica di San Marco a Venezia, in particolare il portale occidentale. Studi recenti hanno anche ipotizzato che si trattasse di una statua policroma, dipinta e con alcune dorature.

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