Danilo Rossi presenta "ForlìMusica" 2020

RIMINI. Timidamente, il mondo dello spettacolo dal vivo si riappropria dei palchi, delle piazze: degli spazi che permettono agli artisti di avere un rapporto diretto con il pubblico. ForlìMusica, che organizza la stagione musicale forlivese, purtroppo a inizio primavera aveva dovuto arrendersi, come tutti, davanti al Covid-19 «ma è dalle prime settimane di lockdown – ricorda Danilo Rossi, direttore artistico dell’associazione e prima viola della Scala di Milano – che, anche da forlivese, avevo in animo di riportare la musica a Forlì, durante l’estate… L’Amministrazione ci ha seguiti, anche se questo comportava un forte impegno con regole e protocolli rigorosi per garantire agli spettatori la sicurezza. Ma ora possiamo dirlo: dal 1° luglio al 23 agosto offriremo alla città ben sette eventi, e saremo fra i primi in Italia ad accettare questa grande sfida, in nome dello slogan “L’arte è vita”».
Infatti la stagione estiva di ForlìMusica avrà questo titolo.
«È quello della petizione che avevo lanciato con Alessandro Quarta e Mario Brunello e con l’attore Alessio Boni a sostegno dello spettacolo dal vivo quando ancora non si aveva neppure una data per la riapertura, e che ha raccolto quasi 27mila firme. Il virus paradossalmente ha dato a Forlì l’occasione per uno slancio in avanti grazie al palco che il Comune sta approntando nel chiostro del San Domenico, con biglietti elettronici, distanziamenti a norma per le sedie e sul palco… un grande impegno dell’assessore alla Cultura Valerio Melandri e dell’Amministrazione».
Non ci sarà solo musica al San Domenico.
«Fra pochi giorni presenteremo il programma definitivo, ma proprio perché “L’arte è vita” abbiamo sentito l’esigenza di coinvolgere figure diverse: un attore, un giornalista, e naturalmente l’Orchestra Maderna, l’orchestra di Forlì, che riparte, e questo è un punto d’onore per noi, mentre realtà come la Scala, ancora non ripartono… Ci saranno giovani artisti selezionati dal concorso “Adotta un musicista”, che suoneranno insieme a professionisti, e forse, e questa è una piccola anticipazione, gli altri artisti che con me hanno dato vita con la petizione a un circuito di affetti, di condivisione, di solidarietà. E di bellezza».
Uno spirito molto “vitale”.
«È come se si fosse tornati un po’ alle atmosfere di “Sadurano serenade” di vent’anni fa, quando artisti del calibro di Riccardo Muti rispondevano con entusiasmo e passione all’invito di un piccola comunità di interpreti e di amici forlivesi, e come allora arte e solidarietà si intrecceranno grazie al coinvolgimento della cooperativa Cava Rei».
La stagione estiva permette gli spettacoli all’aperto, ma l’autunno non è così lontano…
«Infatti il “dopo” sarà complicato, specialmente per le gestioni private. Ma in realtà il momento d’emergenza ha fatto emergere problemi che il nostro paese aveva nella gestione della scuola, della sanità e della cultura: questa occasione infausta ci costringe allora a ragionare su un futuro diverso… anche con quella “follia” di cui parlava Steve Jobs. Intanto affrontiamo l’estate con questo slancio, con l’entusiasmo della ripartenza da parte nostra e degli spettatori. C’è infatti un’esigenza quasi… fisica di cultura, di spettacoli dal vivo, un’esigenza di cui ancora la nostra politica nazionale non si rende conto. Germania, Portogallo hanno legiferato sulla cultura ponendola fra i beni primari: l’Italia no, e questa, nel nostro Paese, è davvero una stortura da raddrizzare».
In effetti, da parte di molti operatori dello spettacolo sta venendo la stessa constatazione: bene il digitale, bene lo streaming… ma niente può sostituire la performance.
«Con le limitazioni imposte per gli spettacoli al chiuso si dovrà considerare anche la sostenibilità dalla messa in scena, ma il problema chiede decisioni politiche forti per avviarsi a una soluzione. Lo spettacolo dal vivo è un triangolo: sul palco c’è l’artista, in genere con tutti i diritti assicurati, e di fronte ha il pubblico: senza il quale la magia non si crea, e viene meno il sentimento. Ma, fondamentale, è anche chi lavora fuori dal palco, spesso senza garanzie: lavoratori a chiamata, lavoratori “intermittenti”…».
Però hanno fatto il giro del mondo i suoi flashmob da casa, a Milano.
«Sì: “La Scala per le scale”, il corso di musica online, o il mini concerto dal balcone, con lo striscione “Non molliamo. Ce la faremo” citato anche dal New York Times… Poi però quando si è iniziato a parlare di una soluzione con un “Netflix della cultura”, in molti ci siamo detti che occorreva difendere le emozioni, e trovare un momento di sintesi fra le diverse forze, per proporre soluzioni a un sistema che fa acqua da tutte le parti, a cominciare dalla complicazioni burocratiche necessarie anche solo per proporre un concerto. Oggi, i grandi “baracconi” sono immobili, perché sono garantiti. Noi invece facciamo proposte, e lavoriamo per ripartire perché abbiamo una nostra visione: che vede il pubblico come elemento irrinunciabile in una operazione culturale, e i lavoratori dello spettacolo come un bene primario!».

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