Dal movimento indie a Sanremo: il Mei riparte con la musica

FAENZA. È un momento critico per la musica (e non solo), schiacciata dal peso della pandemia. Un intero settore completamente fermo da mesi a discapito soprattutto delle piccole realtà indipendenti preziosissime sul fronte culturale. Per rialzarsi occorrono da subito politiche mirate. Lo sa bene Giordano Sangiorgi, patron del Meeting delle etichette indipendenti di Faenza, che a dicembre ha presenziato al Tavolo permanente promosso dal Mibact.
«Come Mei – spiega Sangiorgi – siamo stati ispiratori di questo coordinamento denominato “Stage!” (stati generali), che racchiude 60 realtà associative. Ci siamo fatti portavoce delle piccole imprese di musica indipendente che sono le stesse poi a dare linfa alla musica».
Cosa serve a suo avviso per far ripartire la musica?
«L’urgenza, oltre a quella immediata di moltiplicare i sostegni al momento insufficienti, è lavorare a un dato condiviso sull’economia del settore, riaprire una finestra con i bandi su discografia, live e sostegno a spese per sanificazione e sicurezza, che venga incontro alle più piccole realtà produttive rimaste fuori per problemi burocratici. Oltre ad attivare un Decreto che sostenga e ristori per un periodo più ampio tutti quei codici Ateco e quei lavoratori rimasti esclusi» (Ateco è una classificazione dell’Istat per le rilevazioni di carattere economico).
Un primo passo nella direzione giusta quindi è già stato fatto?
«L’allestimento di un tavolo di confronto è stato importantissimo. Un altro risultato positivo è l’aumento sui fondi per il 2021 di 50 milioni maggiormente a favore della musica popolare contemporanea, entrata grazie ai bandi extra Fus che vanno riconfermati e rafforzati anche nel prossimo anno. È un risultato significativo, anche se le risorse economiche ancora non sono sufficienti».
Non solo politiche a favore della cultura: il Mei lascia la propria impronta anche al prossimo Festival di Sanremo. Sarà una svolta per la musica italiana?
«La metà degli artisti presenti al festival di quest’anno hanno mosso i primi passi al Mei di Faenza. Possiamo dire che Amadeus ha rivoluzionato il festival. Si è rivelato un attento innovatore, sensibile e aperto. Sarebbe bello che il Mei potesse collaborare tutto l’anno con Sanremo giovani alla ricerca dei nuovi talenti».
A proposito di rivoluzioni, anche gli Extraliscio capitanati da Mirco Mariani parteciperanno al festival con il loro punk da balera.
«Hanno esordito con noi alla prima edizione della Notte del liscio. All’inizio la prima vera sperimentazione tra liscio e indie era una cosa a cui nessuno credeva, nata da una idea mia e di Moreno “Il biondo” supportati da Riccarda Casadei. Il resto lo ha fatto la genialità di Mirco Mariani. Adesso sono l’emblema del nuovo liscio romagnolo, della nostra cultura».
Basterà un Sanremo più innovativo per decretare una reale inversione di tendenza?
«Amadeus ha fatto il primo passo importante portando al festival la musica indipendente. Poi si dovrà proseguire in questa direzione. Per esempio dando spazio nei palinsesti della Rai alle produzioni musicali e teatrali indipendenti. Penso a Raiplay, ma anche ai numerosi canali del servizio pubblico. Oppure facendo in modo che i giganti del web versino una quota dei loro utili alla cultura italiana».
Quando torneremo agli spettacoli live?
«Il Mei ha appoggiato un protocollo per una ripartenza in sicurezza. Auspichiamo che il 21 marzo possano ripartire gli spettacoli dal vivo, in totale sicurezza. Perché gli operatori di settore sono persone serie e attente, e poi comunque i teatri o i cinema sono più sicuri dei supermercati. Sarebbe importante per l’economia musicale, ma anche per salvaguardare il benessere di tutti».

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